CHE COSA HANNO SCRITTO
« Né di destra né di sinistra, Momentum rientra nei raggruppamenti anti-sistema, che spaziano dai 5 Stelle in Italia ai Pirati in Islanda» scrive Reuters. Più cauto l’Economist che, pur paragonando il suo leader Fekete-Gyor a La République En Marche! di Macron, sottolinea come «l’Ungheria non sia la Francia». E aggiunge che «in un Paese dove il partito al governo conta sui due terzi della maggioranza in Parlamento, emergere come nuovo partito alle elezioni del 2018 è già di per sé un miracolo, mentre sconfiggere Orbán richiede il lavoro congiunto di tanti partiti liberali».
Per il New York Times la serie saudita «dà un’immagine dello Stato islamico, l’Isis, come quella di una brutale organizzazione criminale gestita da leader corrotti e ipocriti». E così continua il quotidiano: «Le reclute sono raffigurate come vittime, mentre le donne che sfidano il controllo dei militanti sono presentate come eroine». Su Al-Arabiya l’attrice Mona Shaddad spiega: «Il ruolo che svolgo nella serie mostra il lavaggio del cervello che viene fatto dall’Isis: gli affiliati pensano di unirsi a un gruppo estremista per buone ragioni, ma la realtà è molto diversa».
« Da anni Evo Morales fa pressione affinché l’Onu dichiari legale la coltivazione di foglie di coca» scrive la Bbc «ma appare strano che dopo oltre 10 anni di presidenza sia sempre lui il leader della federazione dei produttori di coca del Chapare», una delle regioni a maggior presenza narcos della Bolivia. «Un conflitto di interessi» scrive il quotidiano boliviano El Deber «denunciato dai cocaleros di La Paz che si sentono discriminati dal governo che farebbe sradicare solo a loro le coltivazioni illegali, lasciando tranquille quelle del Chapare» controllate dallo stesso Morales.