Quel silenzio teso intorno ai due marò
Le diplomazie si parlano, ma i toni della contesa restano accesi. E i due militari hanno ripreso a lavorare.
Che fine hanno fatto i due marò dell’odissea giudiziaria indiana? Rientrati in patria 2015 e 2016 è sceso il silenzio su Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. «Prima se ne è parlato troppo e adesso è meglio mantenere un basso profilo. Gli indiani continuano ad avere una linea aggressiva sulla vicenda» spiega a Panorama una fonte governativa. I due fucilieri di Marina sono rientrati in servizio al ministero della Difesa a Roma, ma il caso non è chiuso. Oltre cinque anni fa, nel febbraio 2012, sono stati arrestati dagli indiani con l’accusa di aver ucciso in alto mare due pescatori scambiati per pirati. Latorre e Girone si sono sempre proclamati innocenti, ma il caso è sfociato in un arbitrato internazionale fra Italia ed India.
Latorre è in servizio presso la segretaria del capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano. Anche se dall’ictus subito in India non si è mai completamente ristabilito. Girone ha un incarico più delicato, sempre a Roma. L’unico obbligo è quello di non lasciare il Paese e a firmare ogni mese, in un commissariato, la loro presenza.
Hanno poi l’ordine draconiano di non parlare con la stampa. Al tribunale arbitrale de L’Aia, in Olanda, è stata presentata la memoria, che si basa sulla linea usuale della giurisdizione italiana, sul caso e dell’immunità funzionale dei marò. La contro-memoria indiana sostiene il contrario, ma con toni accesi. Di fatto, però, le relazioni bilaterali sono riprese. Il disgelo risale al primo settembre scorso con l’incontro a Roma fra il ministro degli Esteri indiano, Sushma Swaraj ed il premier Paolo Gentiloni. «È stato messo tutto nel dimenticatoio per evitare ulteriori contrasti con l’India» osserva Antonio Colombo, del Cocer Marina, l’organo di rappresentanza militare. Nei prossimi sei mesi le parti presenteranno - l’Italia entro il 17 agosto - altre due memorie. Quindi sarà fissata un’udienza per l’esposizione delle posizioni diverse. E alla fine sarà convocata l’udienza finale della Corte, prevista per marzo del 2018. Ma forse, dati i precedenti, la data pecca di ottimismo. (Fausto Biloslavo)