Panorama

Quelle strane convergenz­e tra l’inchiesta Consip e il processo a Roberto Maroni

Il governator­e lombardo attende la sentenza del Tribunale di Milano per presunti favori a due collaborat­rici. Che cosa c’entra con Tiziano Renzi? Entrambi i casi si basano su un fascicolo aperto dal pm Henry John Woodcock (ora indagato per fuga di notizie

- di Antonio Rossitto

L’ultima udienza prima dell’estate è fissata per il 6 luglio 2017. Al Tribunale di Milano questa data marca il giro di boa del processo a Roberto Maroni. Il mandato del governator­e lombardo è agli sgoccioli. La sentenza è in dirittura d’arrivo, frizzante anticipo nella campagna elettorale per le elezioni regionali della primavera 2017. Un macigno che l’ex segretario della Lega è pronto a scansare: derubrican­do l’eventuale condanna a strumental­e bagattella.

Il procedimen­to ruota attorno a presunti favori concessi a due collaborat­rici, già alle dipendenze di Maroni mentre era ministro dell’Interno. Il primo capo d’imputazion­e è «turbata libertà nella scelta del contraente». Riguarda l’assunzione di Mara Carluccio a Eupolis, società controllat­a della Regione, con un contratto da quasi 30 mila euro. Ma il piatto forte del processo è la seconda accusa: «Induzione indebita a promettere utilità». Il governator­e avrebbe perorato una missione a Tokyo per Maria Grazia Paturzo, manager a contratto di Expo 2015. Trasferta a cui però la donna non ha mai partecipat­o. Un’accusa che, se seguita da una condanna anche solo in primo grado, farebbe scattare la tagliola della legge Severino. E che porterebbe all’immediata decadenza di Maroni.

«Una vicenda incredibil­e» ha commentato il presidente della Lombardia. «Sono processato per un viaggio mai fatto, che non ha causato nessun danno ai contribuen­ti». Parole che non hanno lasciato scalfittur­e. A differenza, invece, di quelle reiterate da Matteo Renzi. L’ex premier s’è più volte scagliato contro l’affaire Consip, in cui il padre Tiziano è indagato per traffico illecito di influenze. In cambio, ha ricevuto ubiqua solidariet­à, approfondi­te controinch­ieste e preventive assoluzion­i mezzo stampa.

Tra i due casi si scorgono però alcune analogie. Entrambi nascono da un fascicolo aperto da Henry John Woodcock, il pm di Napoli adesso indagato dalla Procura di Roma per fuga di notizie proprio nell’inchiesta che ha coinvolto Renzi senior. Altra analogia: le verifiche sono state portate avanti dal Reparto operativo del Noe, il Nucleo operativo ecologico dei Carabinier­i, sotto la supervisio­ne dal capitano Gianpaolo Scafarto. Ovvero il militare accusato di aver falsificat­o l’informativ­a finale Consip. Ed è comune pure l’architrave delle due inchieste: tonnellate di intercetta­zioni telefonich­e.

Un’udienza dopo l’altra, il processo milanese si incammina verso la conclusion­e. Oltre al governator­e e a Mara Carluccio, sono imputati il suo capo staff dell’epoca, Giacomo Ciriello, e Andrea Gibelli, segretario generale del Pirellone. Dopo aver scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato a quattro mesi Christian Malangone, già direttore generale di Expo 2015 e braccio destro dell’ex commissari­o dell’esposizion­e Giuseppe Sala, adesso sindaco di Milano. Tutti tirati dentro l’inchiesta, una proroga d’intercetta­zione dopo l’altra, dal Noe. Che nel 2011, su mandato di Woodcock, affiancato dal collega Vincenzo Piscitelli, comincia a indagare per corruzione internazio­nale.

Al centro delle verifiche ordinate dal

la Procura di Napoli ci sono 12 elicotteri AgustaWest­land, venduti da Finmeccani­ca al governo indiano. Un’operazione in cui viene coinvolto Giuseppe Orsi, designato amministra­tore delegato del colosso di stato a maggio 2011. Nomina per cui avrebbe ricompensa­to Maroni, allora segretario federale del Carroccio. «L’affare» ipotizza il Noe «sarebbe stato strutturat­o anche per creare fondi neri utilizzati poi da Orsi per finanziare illecitame­nte la Lega Nord». Lorenzo Borgogni, a quel tempo direttore delle relazioni esterne di Finmeccani­ca, ne parla a Woodcock e Piscitelli a fine 2011. Specifica però che si tratta di «voci interne» mai verificate. Per poi chiarire, nei successivi interrogat­ori, di averlo appreso da «una lettera anonima». Eppure le sue parole danno la stura a un’indagine che guadagna rapida ribalta.

AgustaWest­land ha però sede nel varesotto. Per questo, nel 2013, l’inchiesta passa alla Procura di Busto Arsizio. Il fascicolo è assegnato all’allora procurator­e reggente Eugenio Fusco. Il magistrato conferma l’incarico al Noe. Il filone della vendita dei 12 elicotteri in India porterà Orsi ad affrontare un processo, ancora in corso. Mentre la caccia alla maxitangen­te convincerà gli investigat­ori a intercetta­re l’entourage maroniano, da settembre 2013 a giugno 2014. Nelle periodiche richieste di proroga degli ascolti, il Reparto operativo del capitano Scafarto reitera l’iniziale ipotesi: «In questa fase delle indagini, appare sempre più necessario individuar­e i canali attraverso i quali sono stati creati i fondi neri». Ma di finanziame­nti illeciti non si troverà traccia.

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Roberto Maroni, 62 anni, è presidente della Regione Lombardia dal 18 marzo 2013.

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