IL CONTATORE CHE ACCENDE UNA NUOVA ERA
PARTE IL PIANO DI E-DISTRIBUZIONE PER INSTALLARE IL CONTATORE 2.0 IN 32 MILIONI DI CASE E AZIENDE. CON NUOVI VANTAGGI PER GLI ITALIANI
Si chiama Open Meter il contatore elettronico 2.0 progettato e sviluppato da e-distribuzione, che sarà installato in 32 milioni di case e aziende. Si tratta dei contatori di seconda generazione che vanno a sostituire quelli installati a partire dal 2001 per dare vita a un sistema di telegestione tecnologicamente rinnovato e ad altissime prestazioni, con una serie di benefici aggiuntivi. 4.000 tecnici sul territorio installeranno i nuovi misuratori, che forniranno più dati e in tempi ridotti, anche ai dispositivi per la domotica. L’obiettivo? Fornire al cliente il controllo delle curve di consumo e ai venditori la possibilità di configurare fino a 6 fasce di prezzo giornaliere rispetto alle 3 attuali. E non è tutto. L’energia non è più intesa come un prodotto da vendere, ma come un servizio da calibrare su misura. Tra le potenziali novità commerciali rientrano le offerte a tempo, o le prepagate che si prestano particolarmente per i proprietari di seconde case oppure per i clienti più giovani. Con il contatore 2.0, e-distribuzione consente ai clienti di migliorare la consapevolezza sui consumi, di avere accesso a nuovi servizi e in prospettiva di partecipare attivamente al nuovo mercato dell’energia. Il tutto – e in Italia non è scontato – senza incrementi tariffari.
Nella rete degli ascolti a strascico finiscono schermaglie sentimentali, gelosie professionali, piccoli favori. A quel punto, cade l’ipotesi di corruzione internazionale. L’1 agosto 2014 il fascicolo passa per competenza alla Procura di Milano. Dove viene riassegnato al pm Fusco, fresco di trasferimento nel capoluogo lombardo.
Le contestazioni vengono riformulate. I reati diventano due. L’assunzione di Mara Carluccio. E la trasferta, mai effettuata, di Maria Grazia Paturzo, Chiamata a Expo come manager di raccordo con la Regione, azionista della società. Maroni e Paturzo, sostengono gli investigatori, «sono legati da una relazione affettiva». Il governatore vorrebbe partire con la donna alla volta del Sol Levante: in missione per perorare l’esposizione milanese.
Ciriello lo fa presente a Malangone, fedelissimo di Sala. Alle 12,37 del 28 maggio 2014 il capo della segreteria di Maroni gli scrive: «Christian il pres. ci tiene acché la delegazione per Tokyo comprenda anche la società Expo (attraverso la dott.ssa Patur- zo). Puoi parlarne con Sala o autorizzarle la missione? Grazie G.C.».
Nell’avviso di conclusione delle indagini, firmato il 3 giugno 2015, Fusco riporta questo messaggio come il momento in cui si sarebbe consumata l’«induzione indebita» di cui è accusato Maroni. Insomma, la pistola fumante dell’accusa. Parole e significato dell’sms sono però profondamente differenti: «Christian il pres. ci tiene acché la delegazione per Tokyo comprenda anche la società Expo attraverso la dott.ssa Paturzo e voleva che la Paturzo viaggiasse insieme alla delegazione, quindi nella stessa classe di volo e nella stessa classe di albergo». La domanda di Ciriello, «Puoi parlarne con Sala?», diventa imposizione: presupposto necessario per il reato. E si arricchisce di richieste assenti nel testo originale: aereo e albergo di prima classe per la collaboratrice.
Come è stato possibile un simile fraintendimento? Fusco ha derubricato l’accaduto a «piccolo errore». Ma è sulla base del messaggio ritoccato che il pm, nell’avviso di conclusione dell’indagine, annota: «A seguito di ta tale ulteriore pressione del presidente Mar Maroni, Malangone si induceva ad attivare le s strutture di Expo». Alle 12,45, dodici minu minuti dopo aver ricevuto l’sms incriminato, i il manager risponde a Ciriello: «Dì alla Patu Paturzo di mandare mail ad Arditti (suo superi superiore) per autorizzazione».
Sono i m momenti in cui si sarebbero consumate le in indebite ingerenze. Frangenti in cui l’ex diret direttore generale di Expo è a Roma, «peraltro in compagnia di Sala», come chiarito agli inquirenti. Lo confermano le prenotazioni finite agli atti: un volo Milano-Roma Ciampino, fissato il 28 maggio 2014 alle 11. E il ritorno, previsto alle 14. Per questo, l’avvocato Domenico Aiello, che difende Maroni, chiede che il processo venga spos spostato a Roma, richiamando le regole sulla competenza territoriale fissate dal codice. Se l’aereo è partito da Milano alle 11, è il ra ragionamento del legale, quando viene inviat inviato l’sms delle 12,45 Malangone sarà di certo atterrato a Roma, visto che il
volo dura meno di un’ora.
Ma il 7 luglio 2016 il collegio del Tribunale di Milano, presieduto da Maria Teresa Guadagnino, respinge la richiesta con questa motivazione: «Dai documenti allegati non può desumersi, con la necessaria certezza, il fatto che alle ore 12,45 del 28 maggio 2014 il Malangone fosse già atterrato a Roma, non essendo stato provato l’effettivo orario di partenza e di atterraggio del volo». Dopo aver quindi risposto alle 12,45 a Cirello, il manager contatta Roberto Arditti, ex responsabile della comunicazione di Expo. È a lui che per sveltire le procedure, scrive: «Ok, capo allineato». Allude a Sala, allora amministratore delegato di Expo. Il futuro sindaco di Milano, mai coinvolto nell’indagine, quindi sapeva. Ma, sentito come testimone il 23 febbraio 2017, minimizza il senso del messaggio: «Credo significasse “capo informato della situazione”». E aggiunge: «La mia intenzione era di far sì che Paturzo non andasse a Tokyo, perché il suo viaggio costava troppo».
Alla fine, è però il governatore a tirarsi indietro: «Maroni mi disse che per questioni di agenda sarebbe stato troppo impegnativo per lui andare in Giappone» racconta Sala in udienza. «Mi chiese se avessi altre destinazioni. Gli suggerii Berna e lui andò là». Di conseguenza, anche la trasferta della Paturzo viene annullata. La sera del 29 maggio 2014 Ciriello le invia un sms: «Il presidente non andrà in missione. Ha delegato il vicepresidente. Ritieni annullata la tua missione. Alla prossima!». Molto rumore per nulla. Non proprio un epilogo da Watergate padano.