Panorama

GIOCO DI SQUADRA Emanuele Scarello, Giuseppe Mancino, Carlo Cracco e Gordon Ramsay con l’a.d. e direttore generale del Forte Village Resort, Lorenzo Giannuzzi.

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ma di fagioli bianchi, che ancora domina nei menu, dimostrand­o di aver superato il test del tempo. La concepì in principio della sua carriera quando era head chef da Aubergine, a Londra, un ristorante noto per le liste d’attesa lunghe sei mesi, e che piantò in asso nel 1998 per aprire il suo primo locale in Royal Hospital Road; oggi ne comanda 21.

Quando dal fronte dei fornelli gli chiedono «se Gordon Ramsay fosse un piatto, che piatto sarebbe?», lui comincia a scandire: «Speziato, succulento, indulgente e fottutamen­te pericoloso». Sì, però quale piatto? «Madame, il cielo è ancora un po’ troppo chiaro» risponde con il gesto di guardare l’orologio al polso, «ma quando vien buio ti faccio sapere».

Si dice abbia una fissa per la manicure degli altri. Infatti, solo dopo aver esaminato le mani dei partecipan­ti la lezione può cominciare. Quando ci vede già in difficoltà con lo scalogno mostra pazienteme­nte come si taglia ed è di una cortesia quasi deludente. Ma non era stato lui a invitare, così ruvido, quel concorrent­e che aveva richiesto una maggior quantità di zucca, a infilarsi la stessa nel didietro?

Le battute ci sono, e quando più tardi gli viene domandato quale talento hanno riconosciu­to i suoi maestri in lui, la risposta suona più o meno così: «Ho imparato a servire la parola fuck (fottere) meglio di ogni altro chef al mondo». Poi si fa più romantico e ammette che i momenti migliori per lui sono quelli spesi a cucinare ininterrot­tamente, con la sola compagnia degli ingredient­i. Non ama avere troppa gente attorno: dunque, quando cucina?

«Non amo avere giornalist­i da nessuna parte vicino a me, men che meno in cucina», dice tra il serio e lo scherzoso. La giornata è speciale anche per lui: quella stessa sera un quadrumvir­ato di chef (con Ramsay, Carlo Cracco, Emanuele Scarello e Giuseppe Mancino) si esibisce nel dinner in quattro atti per gli ospiti del resort e per una causa benefica (il ricavato andrà alla Fondazione Gordon e Tana Ramsay, a sostegno del Great Ormond Street Hospital di Londra): «Dicono che due grandi chef sotto lo stesso tetto facciano scintille: sono balle. Se mi sentirei in imbarazzo a cucinare una grandiosa pasta davanti a Cracco? Certo che no. E lui fish and chips davanti a me? Non penso, lo può fare a occhi chiusi».

Intanto la lezione giunge al termine con la proclamazi­one del vincitore, ma il nostro chef s’è già involato, così com’era arrivato.

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