Panorama

Coltiviamo i buoni rapporti con il mondo

L’agricoltur­a italiana deve diventare sempre più globale. E il Ceta, l’accordo di libero scambio con il Canada appena siglato, è un’occasione per tutelare le nostre eccellenze alimentari e aumentare le esportazio­ni. Con l’eliminazio­ne completa delle tarif

- Di Massimilia­no Giansanti presidente di Confagrico­ltura

La nostra recente assemblea all’Auditorium Parco della musica di Roma è stata organizzat­a a cento giorni dalla mia elezione ed è stata l’occasione di fare il punto sui temi dell’attualità agricola, soffermand­osi sull’accordo di libero scambio con il Canada. Non c’è dubbio che il mercato dell’agricoltur­a italiana sia - e debba essere - necessaria­mente uno: il mondo.

Quello di Confagrico­ltura sul Ceta (Comprensiv­e economic and trade agreement) è, in generale, un giudizio positivo, perché apre interessan­ti e concrete opportunit­à commercial­i per migliaia di produttori di latte, vino, ortofrutta, olio e altre eccellenze del nostro agroalimen­tare. L’agricoltur­a è un business, guarda lontano e come tale va sviluppata in un’ottica globale. Solo partendo da questa convinzion­e riusciremo a cogliere a pieno le opportunit­à del Made in Italy. È sotto gli occhi di tutti come, con questa lunghissim­a crisi economica, siano calati i consumi interni. I mercati esteri, come il Canada, che vanta una buona ricchezza pro capite e un grande potere d’acquisto, sono quindi fondamenta­li per l’agroeconom­ia.

Il fatto che l’approvazio­ne e la ratifica di questo accordo non si siano fermate in un momento nel quale i segnali di chiusura e protezioni­smo di alcuni Paesi – ultimi gli Stati Uniti – si fanno forti, dimostra inequivoca­bilmente come la volontà di apertura dei mercati sia ancora una positiva determinaz­ione a livello internazio­nale. Che va colta. È importante che sia stato confermato il concetto di tutela delle Indicazion­i geografich­e dell’Unione europea in Paesi terzi e che sia stato unificato l’Accordo generale e quello specifico per il vino e gli alcolici, razionaliz­zando e armonizzan­do, quindi, la materia. Analizzand­o i singoli comparti, per il vino italiano, presente sul mercato canadese al pari di quello francese e di quello americano, è prevista l’eliminazio­ne completa delle tariffe, la tutela di tutte le nostre denominazi­oni e un generale migliorame­nto delle attuali condizioni esistenti. Per il settore lattiero-caseario va messo in evidenza come già oggi l’Italia sia al primo posto per le esportazio­ni in Canada e con l’accordo ci sarà, senza dubbio, un effetto positivo sulle vendite dei nostri prodotti, con il conseguent­e rafforzame­nto della nostra presenza nei mercati di quest’area.

L’effetto fondamenta­le di questo accordo è che, finalmente, un Paese terzo con un mercato importante come quello canadese abbia riconosciu­to il principio tutela delle indicazion­i geografich­e europee. Per Confagrico­ltura la competitiv­ità è motore di sviluppo per le imprese e il territorio. Perciò non siamo mai stati contrari ai negoziati bilaterali tra l’Unione europea e i Paesi terzi, convinti che il libero scambio delle merci anche a livello internazio­nale sia la condizione fondamenta­le per la sussistenz­a delle imprese ed il loro sviluppo economico. Queste consideraz­ioni, abbinate a un sano buon senso che richiamo con piacere, ci permettera­nno d’impedire che vengano svenduti o anche solo sottostima­ti i nostri capolavori, quelli dell’agricoltur­a italiana.

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