Panorama

La Fincantier­i adesso pensa a ballare da sola

La trattativa con Parigi su Stx si allarga alle produzioni militari, ma restano le difficoltà. E il cantiere italiano, che ha già ordinativi per sei anni di lavoro, non avrebbe problemi a guardare altrove.

- (Sergio Luciano)

Sono falliti due volte, negli ultimi dieci anni hanno cambiato padrone tre volte e hanno prodotto 12 navi contro le 50 della Fincantier­i: con un simile palmares i cantieri Stx di Saint Nazaire sono un boccone indigesto per chiunque. Ma hanno buone infrastrut­ture, a gestirle bene. E Giuseppe Bono - amministra­tore delegato di Fincantier­i da 15 anni (più di Sergio Marchionne in Fiat) e artefice del rilancio del gruppo - è considerat­o nel settore uno che li saprebbe gestire. Emmanuel Macron non è dello stesso avviso. Bono incassa e non parla, lascia che a parlare - e trattare - siano i politici, resiste in trincea durante la partita a scacchi fra governi, e si prepara anche all’ennesima sfida: andare avanti da solo, presidiand­o la leadership con il suo gruppo, facendo a meno del bocconcino francese: «Non ne faccio una malattia», ripete ai suoi uomini.

Una malattia sembra che se la sia fatta invece Gianluigi Aponte, capo del gruppo Msc, sede legale a Ginevra e tasse in Svizzera, bandiera liberiana su molte navi, grande cliente di Stx e indispetti­to con Fincantier­i. Bisogna «fare di tutto affinché Fincantier­i non saccheggi Saint-Nazaire, né possa trasferire tecnologia all’estero o privilegia­re i propri stabilimen­ti danneggian­done altri in Francia», ha detto a Macron, quando il neoeletto presidente francese si è recato a Saint-Nazaire a presenziar­e, con la madrina Sophia Loren, all’inaugurazi­one dell’ultima nata della flotta Msc, la Meraviglia. Parole che pesano, perché il braccio destro di Macron - il segretario generale dell’Eliseo Alexis Kohler - era fino a tre mesi fa direttore finanziari­o di Msc e ha spinto il capo a dire no.

Ma se Fincantier­i, alla mala parata, sembra pronta a ballare da sola, la Stx - senza una guida gestionale forte - rischia di ballare su acque tempestose. Per questo gli osservator­i più esperti non consideran­o granitico il «no» di Parigi. Quando il 1° agosto il ministro Bruno la Maire ha incontrato a Roma i colleghi italiani aveva in tasca il mandato di Macron di non recedere dal punto fermo del 50 per cento, sia pur compensato dall’autonomia gestionale. E dunque il muro contro muro con il governo italiano è formalment­e rimasto in piedi: se ne riparla il 27 settembre con l’incontro ufficiale tra Paolo Gentiloni e il presidente francese.

Ma Parigi ha fatto balenare agli italiani delle compensazi­oni sul fronte della cantierist­ica militare: si vedrà. «E comunque Fincantier­i è un’eccellenza mondiale, mi sembrerebb­e assurdo che non si trovasse un’intesa e che la Francia resistesse su una posizione anti-europeista», osserva saggiament­e Manuel Grimaldi, vicepresid­ente dell’Associazio­ne degli armatori mondiali. «I coreani avevano la maggioranz­a, è impensabil­e che non venga concessa a un gruppo europeo».

Anche perché la case-history di Fincantier­i ha fatto scuola. Da quando nel 2003 le vecchie prov-

videnze europee per la cantierist­ica sono cessate, determinan­do crisi a catena, Fincantier­i - proprio con l’arrivo di Giuseppe Bono - ha cambiato rotta: da azienda monoclient­e (la Marina militare italiana e il gruppo Carnival) ha diversific­ato, rilanciato la qualità e stretto i bulloni del time-to-market. Oggi macina risultati industrial­i poderosi. Con quasi 20 mila dipendenti, di cui oltre 8

mila in Italia, 20 stabilimen­ti in quattro continenti, è il principale costruttor­e navale occidental­e. Produce per tutti i grandi crocierist­i, per la nostra Marina e per la Us Navy. Esporta l’84 per cento dei ricavi. Copre tutti i mercati, garantisce la qualità e il time-to-market. Al 30 giugno 2017, aveva un carico di lavoro complessiv­o di 25,5 miliardi di euro, pari a circa sei anni di produzione (rispetto ai 2,3 miliardi di ricavi del primo semestre 2017 in crescita dell’1,3 per cento). E il margine operativo lordo è cresciuto da 113 a 146 milioni di euro, con un utile netto di 13, doppio sul termine di confronto.

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La costruzion­e dell’Oasis 4, ordinata dalla Royal Caribbean, nei cantieri francesi Stx.

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