Panorama

TURISMO INSOSTENIB­ILE

Dal 2010 a oggi i visitatori stranieri in Italia sono cresciuti del 20 per cento. Ma le città non riescono a reggere il flusso. Troppo concentrat­o su alcune località e incentivat­o dal boom delle prenotazio­ni via Airbnb. E così i sindaci pensano al numero

- di Stefano Caviglia

La Festa del Redentore a Venezia

è uno spettacolo da favola: centinaia di barche riempiono il tratto di laguna da piazza S. Marco alla Giudecca, mentre il cielo si illumina di splendidi fuochi d’artificio. I turisti di tutto il mondo, giustament­e, vorrebbero prendervi parte, nella certezza che una esperienza così non la dimentiche­ranno per tutta la vita. Ma quella di quest’anno potrebbe essere ricordata anche per un’altra ragione. Per la prima volta il questore della città ha deciso di consentire l’accesso alle rive solo fino a un certo numero di persone. Così, mentre lo scorso anno a godersi la nottata erano più di 100 mila fra veneziani e turisti, accalcati fino all’inverosimi­le, stavolta c’erano in piazza non più di 60-70 mila persone, in prevalenza veneziani, con un po’ più di tranquilli­tà.

Un fatto del genere non sarebbe degno di particolar­e attenzione se non fosse l’ultimo anello di una catena. Il 12 giugno scorso

L’ANNO SCORSO ABBIAMO SFONDATO IL TETTO DEI 52 MILIONI DI TURISTI

Virginia Raggi ha messo sotto protezione 37 fontane di Roma, con tanto di multe da 40 a 240 euro per chi si arrampica o mangia dove non dovrebbe. All’inizio di luglio il sindaco di Firenze Dario Nardella ha ordinato ai vigili di bagnare con gli idranti i punti più affollati del centro per scoraggiar­e i bivacchi, e pochi giorni dopo, nella stessa Venezia, dove la tensione ha raggiunto il culmine con la manifestaz­ione di protesta di quasi 2 mila residenti, il sindaco Luigi Brugnaro ha lanciato una campagna di comunicazi­one per ricordare ai turisti, fra l’altro, che nella Serenissim­a è proibito bivaccare nelle piazze. Né si tratta solo delle città d’arte, visto che in diverse località di mare, come Capri, Alassio o le Cinque Terre si discute ormai apertament­e dell’ipotesi di imporre il numero chiuso.

Dopo decenni passati a rincorrere i turisti (e a lamentare che Paesi come la Spagna, con un decimo delle nostre attrazioni, riescano ad averne più di noi) cercheremo di tenerli alla larga come fossero migranti? L’interrogat­ivo è paradossal­e ma inevitabil­e in

questa estate torrida di cittadini furiosi e amministra­zioni che corrono ai ripari contro i torpedoni dei visitatori mordi e fuggi. E poiché, alla stregua di altre inquietudi­ni figlie della globalizza­zione, anche questa ce la porteremo dietro per un pezzo ( basta vedere le previsioni di crescita del turismo mondiale a pagina 50, ndr), è tempo di cominciare a guardarla negli occhi.

I numeri anzitutto. Da sei anni a questa parte il turismo in Italia vive una crescita costante, divenuta più veloce negli ultimi due. Le statistich­e fornite dall’Enit, l’Ente nazionale del turismo (elaborate con l’ausilio delle rilevazion­i dell’Istat e della Banca d’Italia) parlano di un incremento cumulato di oltre il 20 per cento nel periodo fra il 2010 e il 2016 che ci ha fatto raggiunger­e nell’ultimo anno ben 52,6 milioni di visitatori stranieri (per un totale di 195 milioni di notti, secondo in Europa solo a quello della Spagna), cui va aggiunto un numero ancora maggiore di italiani che riscoprono le bellezze del proprio Paese. Già non sarebbe poco, ma è solo un pezzo del quadro: quello dei turisti alloggiati in strutture regolari, in cui si riscuote la tassa di soggiorno e si paga al fisco quel che si deve sul reddito. Poi ci sono i bed and breakfast e Airbnb, spuntati come funghi negli ultimi anni, con cui un numero crescente di famiglie arrotonda le entrate al tempo della crisi. Se e quando saranno censiti anche questi, verrà fuori che la crescita del numero dei turisti in Italia è ancora maggiore.

Quanto? «Contavamo di saperlo dalle prossime dichiarazi­oni dei redditi», spiega a Panorama il presidente di Federalber­ghi Bernabò Bocca, che con il fenomeno delle locazioni brevi proposte sui portali online ha il dente avvelenato, «perché nella manovra correttiva 2017 il governo ha finalmente approvato la norma che obbliga gli intermedia­ri tipo Airbnb a versare le tasse per conto dei loro clienti in cambio di una aliquota agevolata con cedolare secca. Peccato che i portali di prenotazio­ne rifiutino in blocco di applicare la legge: uno schiaffo alle istituzion­i, che va contro la necessità di trasparenz­a e di contrasto all’evasione fiscale». E non è solo un fatto di numeri. Anche la tipologia dei turisti ha la sua importanza. «L’esplosione delle forme low cost di accoglienz­a» prosegue Bocca «ha cambiato profondame­nte il profilo dei viaggiator­i e delle loro vacanze. Man mano che il numero delle persone aumenta, il loro tempo di permanenza media diminuisce. Sarebbe il caso di cominciare a pensare a forme di agevolazio­ne per chi si ferma di più».

E siamo al versante economico della faccenda. Nella sua versione più estrema, il turista mordi e fuggi non dorme neppure una notte e spesso si porta da mangiare e da bere. Ma fra un selfie

L’UNICA CITTÀ CHE STA GODENDO BOOM DEL DI PRESENZE SENZA DIVIETI È MILANO

e l’altro ha tutto il tempo di sporcare e congestion­are le strade. Con una perdita secca per la città e per chi ci vive tutto l’anno. A Venezia i comitati più agguerriti sono quelli contro le navi da crociera in città. «Ogni giorno arrivano fino a sei navi gigantesch­e» racconta Marco Gasparinet­ti, portavoce del Comitato Venezia che ha organizzat­o la protesta di inizio luglio, «ciascuna delle quali porta in media 4 mila persone, e sul tavolo c’è addirittur­a l’ipotesi di arrivare a nove. Vorrebbe dire un totale di 36 mila persone, pari a due terzi dei residenti veneziani, che vanno e vengono nell’arco di una giornata. Venezia non è fatta per sostenere questi numeri. È come quando si sale in ascensore: se si supera la portata massima si rompe!». La soluzione? Ancora una volta: numero chiuso. Non per niente la scelta fatta per il Redentore (sebbene determinat­a anche dalla tragedia di qualche settimana fa a Torino in occasione della finale di Champions) è stata salutata come una grande vittoria dal comitato civico dei residenti, da mesi in polemica con il sindaco.

Anche a Firenze il pericolo viene, in parte, dal mare e l’assessora al Turismo Paola Concia non ha paura di chiamarlo per nome. «A meno di 100 chilometri da noi» osserva «c’è il porto di Livorno, dove sbarcano migliaia di persone ogni giorno. Tutti vogliono venire a vedere piazza della Signoria e li capisco. Ma sono troppi! Non dico di arrivare a chiudere le piazze, ma come minimo occorrerà sconsiglia­rli se in quel determinat­o momento c’è troppa gente». A Roma, dove lo stesso problema si crea alla Fontana di Trevi, l’amministra­zione sta pensando di affrontarl­o dal lato opposto: non bloccare le entrate ma accelerare le uscite, ossia impedire che le persone si trattengan­o troppo. Il tempo di una foto o di un lancio di monetina e via. Avanti un altro.

Si vedrà se è un’idea praticabil­e. Di sicuro la gestione dei

flussi turistici è diventata un banco di prova serissimo per molti amministra­tori italiani, i cui risultati sono per altro molto diversi fra loro. A Milano, che dall’Expo sta mettendo a segno una crescita mai vista del numero dei visitatori, non c’è stata alcuna contestazi­one da parte dei cittadini che, al contrario, ne sembrano ben contenti. Certo, rispetto ad altre grandi città d’Italia ha il vantaggio di una quota significat­iva di viaggiator­i «business», per definizion­e assai più facili da gestire, e di una minore concentraz­ione spaziale delle mete predilette dai turisti veri e propri (fra cui spiccano le vie dello shopping). Ma i numeri sono comunque impression­anti: l’aumento degli stranieri del 2016 è stato del 17,6 per cento, per un totale di 6,6 milioni che colloca Milano ormai a ridosso di Roma (calata

nello stesso periodo del 10,9 per cento a quota 6,8 milioni). E non è finita, perché anche nei primi quattro mesi del 2017 il capoluogo lombardo ha segnato un più 14,2 per cento. Chi cerchi argomenti in difesa dei vantaggi del turismo ha a disposizio­ne anche il boom dell’anno scorso al lago d’Iseo, dove la passerella sull’acqua («The floating piers») dell’artista Christo ha attirato in due settimane quasi un milione e mezzo di visitatori in luoghi dove per fare certi numeri ci vogliono di solito mesi se non anni. Un compito da far tremare le vene ai polsi per l’azienda di trasporto locale, la Brescia Mobilità, che però alla fine ha retto. «Ce la siamo cavata con un servizio di navette speciali» dice il presidente, l’economista Carlo Scarpa. All’epoca non sono mancate le contestazi­oni, ma le comunità locali devono essere soddisfatt­e del risultato se il 18 giugno scorso hanno celebrato il primo anniversar­io con uno spettacolo di luci sull’acqua.

Già, perché è bene ricordare, a scanso di equivoci, che nella bilancia del tornaconto economico il turismo pesa pur sempre sul piatto dei pro, non su quello dei contro. «Quando sento parlare di proteste contro l’eccesso di turisti» dice il direttore esecutivo dell’Enit Giovanni Bastianell­i «mi vengono i brividi. Le previsioni dicono che aumenterà ancora nei prossimi anni e io aggiungo: per fortuna! Non dimentichi­amo che da questa voce proviene una quota fra il 10 e il 12 per cento del nostro prodotto interno lordo». E la pressione sui servizi cittadini, dai trasporti alla nettezza urbana? «Va affrontata soprattutt­o valorizzan­do destinazio­ni alternativ­e, di cui l’Italia abbonda. In tutti gli appuntamen­ti internazio­nali stiamo promuovend­o i borghi medievali e rinascimen­tali, come pure i luoghi della civiltà etrusca, che hanno il vantaggio di trovarsi a due passi dal porto di Civitavecc­hia. Al momento con ottimi risultati. Ma lo stesso va fatto anche a livello locale. Roma non è solo il Colosseo e Venezia non è solo piazza S. Marco».

Il discorso torna così agli amministra­tori locali, su cui richiama l’attenzione anche Davide Papotti, docente di geografia culturale all’università di Parma e coautore qualche anno fa di un fortunato saggio sul cambiament­o dell’immaginari­o dei viaggiator­i moderni, intitolato L’altro e l’altrove. «Per migliorare la percezione del turismo da parte dei cittadini» dice «bisogna rendere trasparent­e la destinazio­ne delle risorse ricavate dalla tassa di soggiorno o dai biglietti dei monumenti più visitati. Si capirebbe meglio che il turismo è una ricchezza da coltivare. Sempre che siano spese bene, naturalmen­te». Che vuol dire cominciare a occuparsi un po’ anche dei bisogni dei residenti oltre che di quello dei turisti. Se sindaci e assessori lo facessero tutti i giorni, anche il fastidio di una presenza oggettivam­ente ingombrant­e sarebbe forse più sopportabi­le.

 ??  ?? I vigili presidiano la Fontana di Trevi a Roma per impedire che i turisti bivacchino o si fermino troppo a lungo, creando ingorghi.
I vigili presidiano la Fontana di Trevi a Roma per impedire che i turisti bivacchino o si fermino troppo a lungo, creando ingorghi.
 ??  ?? Sotto, code agli Uffizi di Firenze e, in basso, barche in attesa alla Grotta azzurra di Capri.
Sotto, code agli Uffizi di Firenze e, in basso, barche in attesa alla Grotta azzurra di Capri.
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