Panorama

L’inquieta

Nannarella oltre il tempo

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Una mostra celebra lo straordina­rio fascino di Anna Magnani, tra immagini intime e tanti compagni di strada come Luchino Visconti, Totò, Tennessee Williams. A Roma, fino al 22 ottobre.

Non aveva un uomo potente alle spalle, quindi anche lei non era potente. Però, sempre di lei, Jean Renoir disse che era «la quintessen­za dell’Italia», quindi bisogna accettare il fatto che si può non avere alcun potere e al tempo stesso incarnare, dare voce e corpo, all’essenza di una nazione. D’altronde, nata a Roma, vicino a Porta Pia, è come se anche lei l’abbia eroicament­e «presa». Lei è Anna Magnani, la cui furente, indiscutib­ile regalità è come velata dal suo presentars­i ogni volta a mani nude, quasi che nell’evidenza delle sue vittorie ci sia anche il segno della sua fragilità, delle sue sconfitte.

«Un giorno Giuseppe Ungaretti è venuto al mio tavolo, al ristorante, per rendere omaggio, disse, “all’attrice più grande di tutti i tempi”. Se lo dice Ungaretti, che è il più grande poeta di tutti i tempi deve essere vero, gli risposi io ridendo. Ma la verità è che io non mi considero un’attrice. Se piglio fuoco brucio bene, se no non c’è niente da fare» raccontava lei, Nannarella, che adesso è celebrata nella mostra Anna Magnani (1908-1973), la vita e il cinema, fino al 22 ottobre nella Sala Zanardelli nel Complesso del Vittoriano di Roma, a cura di Mario Sesti. L’allestimen­to è la prova di un’impossibil­ità (quella di riveder bruciare Nannarella) e di un’eleganza: attraverso polittici necessaria­mente discontinu­i di sequenze fotografic­he, si ripresenta la Magnani nel silenzio e nel bianco e nero di flash ora più noti, ora intimissim­i. In effetti il sottotitol­o qui potrebbe essere «frammenti della vita breve», visto che la leggendari­a attrice, sempre più bella e solitaria man mano che maturava, a lungo terrorizza­ta da piccoli malanni immaginari, se ne andò per un male incurabile a 65 anni.

Eccola con Luchino Visconti, per il quale interpretò Bellissima: lui la capì a fondo, sprigionan­do e gestendo meraviglio­samente la potenza libera della sua interpreta­zione. Ed eccola con Pier Paolo Pasolini, con il quale fece lo stupendo Mamma Roma, un’esperienza che però la deluse. È la parte che riconoscia­mo della Magnani, quella che la riversa come un’onda anomala sul mondo del cinema e della cultura. Sfilano davanti a noi Totò, Tennessee Williams, Danny Kaye, Aldo Fabrizi, due Else - De Giorgi e Morante, e il pittore Renzo Vespignani, che le fece un ritratto con le inevitabil­i occhiaie: ad Anna non piacquero, e alla prima distrazion­e dell’artista tentò con un pennello di cancellarl­e. Ma le immagini più intense sono quelle che la ritraggono, un po’ spersa, nella sua casa, a Palazzo Altieri: lei, la borghese che leggeva un sacco di libri, la melanconic­a che sforzava la sua allegria con gli scoppi di risa, la richiedent­e sincerità, ma soprattutt­o amore, la «gattara» che a notte fonda si aggirava per le strade, cercando randagi da imporre poi agli amici. «Io credo di avere dei pregi» ha detto una volta. «Sono profondame­nte umana e, anche se non si vede, sento di avere molta poesia dentro di me». Cara Nannarella, si è visto tutto, e non lo si dimentiche­rà mai. (Marco Di Capua)

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La mostra dedicata ad Anna Magnani prosegue fino al 22 ottobre, al Complesso del Vittoriano, a Roma.
 ??  ?? Anna Magnani in una scena del film Avanti a lui tremava tutta Roma (1946), con la regia di Carmine Gallone.
Anna Magnani in una scena del film Avanti a lui tremava tutta Roma (1946), con la regia di Carmine Gallone.
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