Più che visitare, immergersi
Sarà il cognome ma Daniele Lago, a capo dell’omonima azienda di mobili di design («il design migliora la vita»), tra un risotto e un buon libro consiglia esperienze acquatiche.
In passato lo sport era la sua prima missione, poi Daniele Lago, classe 1972, ha inziato a lavorare nell’azienda di famiglia sperimentando una visione inconsueta del design capace di fondere cultura e comunicazione. Una ricetta semplice per migliorare la qualità dell’abitare quotidiano, che ha permesso di trasformare la piccola Lago artigiana in un’azienda che oggi conta 200 dipendenti e un fatturato che sfiora i 30 milioni di euro, una realtà internazionale, punto di riferimento nel mondo del design. Come Head of Design, Daniele ha sviluppato in Lago prodotti disposti al dialogo che funzionano come alfabeti o ingredienti: sospensione, modularità, colore, contrasto e mimesi sono i codici genetici dei suoi mobili. «Il design mi ha salvato, mi ha fatto intuire che il business fine a se stesso non è sufficiente per una vita interessante», confessa il designer. Per questo ha deciso di cominciare a sparigliare le carte inventando modalità diverse con schemi inediti, come gli appartamenti Lago o il Lago Design Network, concetti che mescolano luoghi fisici come ristoranti, alberghi e case a una community Facebook di più di un milione di persone. E recentemente dall’incontro tra Lago e il manager Alessandro Azzola è nato Cocoon, un resort di design costruito sull’isola di Ookolhufinolhu, atollo di Lhaviyani, alle Maldive. L’hanno definita «imprenditore illuminato». Qual è il segreto? Non ci sono segreti, ci piace e crediamo in quello che facciamo. Nel tempo ho imparato a considerare i pensieri come vere e proprie azioni. Diventa quindi molto importante, nel campo dell’innovazione ma più in generale nella vita, fare pensieri di qualità: condizioneranno in maniera rilevante le nostre azioni e la nostra realtà. Come vede il futuro del design? Non credo di riuscire a vederlo, ma cerco di progettare e condizionare il futuro in maniera equilibrata per l’umanità. Paradossalmente in un futuro prossimo, dove le intelligenze artificiali avranno un ruolo importante nelle nostre vite, il design dovrà preoccuparsi di porre le domande giuste, cose che un algoritmo non riuscirà mai a fare. In un futuro dove ci sarà tanta tecnologia avremo bisogno di tanta umanità e il design in questo è una disciplina che può creare equilibri belli tra bit e atomi. E in che case vivremo? Case a misura d’uomo e, se possibile, integrate con la natura. Immagino case dove l’empatia del design sia superiore al suo egocentrismo, così facendo le persone vivranno in spazi vitali risuonando con essi. A mio avviso l’autocelebrazione dell’og-
getto fine a se stesso ha lasciato spazio a case dove la gente sente un’esigenza di appartenenza. Come conciliare estetica, funzionalità, ecologia e business? Credo che la risposta sia unica: cultura. Intesa come quella capacità di tornare a fare, produrre e soprattutto pensare cose significative. Quando avevo immaginato la Lago 15 anni fa, avevo scritto un documento dal titolo «La grande idea». In realtà non c’era nessuna grande idea, ma solo un approccio al fare impresa, dove la cultura diventava centrale. Achille Castiglioni collezionava oggetti con una «intelligente componente di progettazione». Anche lei? No, sono un disastro in questo! Sono sempre più affascinato da quello che potrebbe succedere rispetto a quel che è già successo, anche se considero intelligente che l’umanità utilizzi il passato per migliorare il futuro. Castiglioni per me era davvero un grande. Un luogo da visitare nel mondo? Tutti i luoghi asimmetrici e fuori dalle rotte principali. Ma se dovessi scegliere, più che visitare parlereiin Di Corsica.cosa farebbedi immergersi: volentieri nelle a acque meno? del Rio Fango, Delle Quale scadenzeoggetto ha dei portato progetti. con lei in ogni trasloco? La Un chitarra. albergo del mondo che ci consiglia? Per un’esperienza speciale, non posso non consigliare il mio resort alle Maldive, Cocoon. L’emozione più grande? La nascita dei due monelli (Daniele è da poco diventato papà di due gemelli, ndr). Cosa non manca mai nel suo frigo? Zucchine, quelle biologiche di mio fratello. Il suo piatto preferito? Il risotto al tartufo. Un ristorante per una cena romantica? Dall’amico Norbert Niederkofler al Rosa Alpina di San Cassiano per la sua straordinaria qualità. La lettura sul comodino? La biografia di Steve Jobs. Ma c’è pronto anche Il Piccolo Principe: non vedo l’ora di leggerlo ai miei figli.