SPERIMENTAZIONI SENZA ESAGERAZIONI
Dalla cucina cinese a quella messicana, attenzione ai fritti e ai cibi troppo «addizionati».
Cinese, giapponese, brasiliana, eritrea, messicana, thailandese… Da tempo la cucina etnica è tra noi con i suoi pro e contro. La breccia etnica è stata aperta dalla cucina cinese con due must: l’involtino primavera e il riso alla cantonese. Però è sempre della stessa cucina la «sindrome da ristorante cinese», riconoscibile dai sintomi come cefalea, bruciore in tutto il corpo, sudorazione, causati dall’esaltatore di sapidità noto come glutammato monosodico. È sconsigliabile il consumo frequente di cibi troppo ricchi di grassi come il maiale in agrodolce, mentre altri sono più leggeri come pollo all’ananas e gamberetti con funghi e bambù. Si deve al sushi e sashimi l’introduzione del crudismo proteico, alternativo. Certamente si mantengono inalterate alcune proprietà del pesce che la cottura fa perdere, a patto che sia freschissimo e abbattuto, ma attenzione alle intossicazioni alimentari. La tempura di pesce o verdure ha le stesse controindicazioni della frittura nostrana: meglio un consumo parsimonioso. Per gli amanti della carne, irrinunciabile è l’argentino angus beef. Anche la cucina brasiliana consente di gustare numerosi piatti di carni. Tutte in genere prevedono la cottura alla brace, un metodo che genera parti carboniose nocive. La cucina marocchina ha piatti mediterranei salutari come il cous cous ma altri da evitare perché troppo grassi, come le salsicce di manzo o pollo o i dolci fritti. Il messicano ha una cucina piccante, nociva per chi soffre di colite, gastrite o emorroidi. Altri piatti messicani meno piccanti sono salutisti per il contenuto di proteine e verdure ad esempio le fajitas, cioè listarelle di pollo e manzo marinate e grigliate o l’arroz, riso con salsa di pomodoro, carote, piselli e patate.