Poveri, il Papa può attendere
Stop per questioni burocratiche a cinque ambulatori gratuiti a cui Bergoglio teneva.
Da oltre un mese i poveri di Roma (senza fissa dimora, rom, immigrati, indigenti italiani e stranieri...) non hanno più l’assistenza gratuita sanitaria. Un vero e proprio schiaffo a Papa Francesco che ha al primo posto del suo programma pastorale proprio l’aiuto ai meno abbienti. Per motivi burocratici i presidi sanitari simbolo, gli ambulatori di piazza S. Pietro e di Tor Bella Monaca, sono stati chiusi perché Regione Lazio e Policlinico di Tor Vergata non hanno rinnovato la convenzione a Medicina solidale, l’associazione di volontariato diretta dalla dottoressa Lucia Ercoli che cura oltre 20 mila poveri in cinque ambulatori.
Un servizio umanitario a totale carico della stessa Medicina solidale
dal costo di 70 mila euro l’anno raccolti dalla Chiesa Valdese e dall’Elemosineria apostolica della Santa Sede diretta dal vescovo Konrad Krajewski. «Medicina Solidale» scrive il missionario comboniano Alex Zanotelli in un appello «rischia di chiudere per il mancato riconoscimento a Onlus nel protocollo d’intesa tra il Policlinico Tor Vergata e la Regione Lazio», presieduta da quel Nicola Zingaretti che non manca occasione di definire «papa Francesco nostra guida ed esempio per il suo grande impegno per i poveri»
L’appello di Zanotelli, caduto quasi nel vuoto, è stato raccolto solo dalle famiglie dei poveri di Tor Bella Monaca dando vita ad una associazione per sollecitare le autorità locali a risolvere il problema.
Dall’entourage papale filtra che Francesco «è rimasto molto male
per la vicenda e aspetta con ansia che gli ambulatori dei poveri si aprano al più presto». Monsignor Kraiewski, diplomaticamente, ha detto che l’ambulatorio di piazza S. Pietro ha chiuso per le ferie d’agosto, pur sapendo che i poveri non vanno mai in vacanza, come pure Papa Bergoglio. E avverte che a settembre, «se la questione non si risolve», la Santa Sede «andrà avanti per riprendere l’assistenza sanitaria ai poveri romani».