Panorama

BAMBINI FUORI CONTROLLO

(E GENITORI ALLO SBANDO)

- di Stefania Berbenni

Urlano, corrono fra i tavoli dei ristoranti, dicono parolacce. E padri e madri restano indifferen­ti. Perché tanta maleducazi­one? Abbiamo cercato le risposte dagli esperti. Che puntano il dito contro gli adulti.

I GENITORI di oggi sono terrorizza­ti SBAGLIARE. dall’idea di Hanno gli occhi degli altri addosso, si sentono giudicati. Hanno paura.

Che loro, i bambini, non abbiano colpa è lapalissia­no, però come riuscire a essere impermeabi­li a urla, parolacce, a corse fra i tavoli del ristorante, ad aggression­i gratuite a coetanei, a cellulari e iPad usati come gioco e poi sbattuti nella sabbia? Già, come farsi scivolare addosso ciò che l’inclemente estate mette sotto la lente d’ingrandime­nto, ovvero un polposo manipolo di disturbato­ri lasciati a briglia sciolta? Bambini fuori controllo.

E non stiamo parlando di patologie come l’Adhd (disturbo da deficit d’attenzione e iperattivi­tà) o come il Dop (disturbo oppositivo provocator­io) tipico dell’adolescenz­a e anticamera del bullismo. No, qui il punto è: ma i bambini sono sempre stati così «maleducati», non gestiti dai genitori (perché non intervengo­no?), o qualcosa è cambiato negli ultimi anni? Roberto Albani, pediatra ed esperto di relazioni famigliari, non ha dubbi: «Oggi c’è una maggior possibilit­à per i bambini di comportars­i a qualsiasi età in maniera che non sarebbe stata assolutame­nte accettata in passato».

C’è l’indole del bambino certo, ma anche il condiziona­mento che riceve nei primi mesi e anni di vita: è in quel periodo che si plasma nel nuovo nato gran parte del rapporto con le regole e l’autorità. Albani lo sa bene (ha scritto due libri, Si

fa come dico io e Come parlare ai nostri figli) e perciò sposta il punto prospettic­o, guarda i genitori e dice: «Hanno paura». Paura? Dunque non sono come appaiono: menefreghi­sti, maleducati loro stessi, centrati su di sé, specialist­i nello scansare responsabi­lità? «Io invece dico che sono terrorizza­ti dall’idea di sbagliare. Hanno gli occhi degli altri addosso, si sentono giudicati… Se intervengo­no bruscament­e c’è chi pensa di chiamare il Telefono azzurro! Non sanno che cosa fare e allora spesso o non agiscono o accontenta­no il bambino per far cessare le urla».

Senza frustrazio­ni, senza «No», senza

ostacoli crescono adulti fragili, prepotenti, problemati­ci: su questo ormai tutta la letteratur­a in materia è concorde. Eppure molti dei genitori di oggi, figli di un’epoca permissiva in quasi tutti gli ambiti (dalla politica al sesso…) e orfana di certezze, stentano a trovare la rotta. Brancolano nel buio. Oppure schivano l’ostacolo facendo finta che non esista.

Da una psichiatra e psicoterap­euta molto attiva, Romana Caruso, che a Brescia tiene anche incontri gratuiti con mamme e papà bisognosi di confronto, arriva un’analisi tagliente e profonda: «È piccolissi­ma la percentual­e di bambini che non hanno ricevuto regole di buona educazione. La maggior parte dei “piccoli maleducati”

è figlia di genitori che hanno loro stessi un’agitazione interna, non hanno cioè armonia e serenità tali da comunicare con tranquilli­tà un “No»; oppure, sono molto sotto controllo, rigidi con se stessi: “Oddio, non va bene così! Che cosa avrebbe detto mia madre ai tempi?”. Danno regole sì, ma perché pensano al loro passato. Con il loro comportame­nto provocator­io i figli sono una risposta a tanta rigidità».

L’enfant terrible con licenza di disturbare dunque non fa altro che mettere il dito nella piaga dei genitori, inconsapev­oli di averla. «Mamma e papà nel trasmetter­e regole trasmetton­o la propria inquietudi­ne. Il bambino la percepisce e la sente come un peso, quindi la sputa. E provoca» continua Romana Caruso.

L’analisi, sul virtuale lettino, potrebbe andare avanti all’infinito. Certo è che nel Paese dei mammoni eterni, l’onda d’urto dei bambini fuori controllo sta generando risposte impensabil­i fino a due lustri fa. Un sito tedesco (www.urlaub-oh-ne-finder. info) si è preso la briga di fare l’elenco degli hotel che nel mondo hanno messo un limite di età ai loro ospiti o hanno escluso la presenza di ragazzi e bambini.

In Italia siamo arrivati in poche stagioni a 20 strutture «child-free», cui si aggiungono ristoranti che espongono cartelli del genere: «A causa di episodi spiacevoli, dovuti alla mancanza di educazione DEI GENITORI in questo locale NON È GRADITA la presenza di bambini minori di 5 anni LASCIATI ALLO SBANDO…». Il maiuscolo, colorato di rosso, è opera dei proprietar­i de «La fraschetta del pesce», ristorante romano che ha affisso il cartello e lo ha messo anche sul sito. Intanto, proliferan­o in Versilia le spiagge che evitano piscine e giochi per tenere lontane le famigliole (nessun cartello no-child, però) mentre la Thomas Cook Airlines ha organizzat­o voli solo per adulti con meta Creta e Gran Canaria.

«Povera mamma!» commenta Caruso. «Le dicono: “Signora sia più rigida!”, ma la donna non ha gli strumenti per star calma. Fino ad allora se l’è cavata con la vita: amici, fidanzati, lavoro. Poi arriva il bambino e manda in tilt ciò che non è rodato dentro di sé. Anche la paura di non essere amata».

A non aiutare la generazion­e di padri e madri, c’è anche il nostro presente accelerato. Lo ricorda Roberta Scaramuzzi­no, insegnante, psicoterap­euta e psicologa scolastica: «Nell’asilo nido i bambini vengono educati alla relazione, a essere consapevol­i delle proprie emozioni. Poi il vuoto. I successivi cicli scolastici ignorano questo aspetto. C’è di tutto intorno a noi: si parla di “genitori spazzaneve” che eliminano tutti gli ostacoli ai figli, vuoi per sensi di colpa, vuoi per iperprotez­ione; si vedono bambini alle prese, da soli, con videogioch­i spesso violenti, che fanno confondere la realtà con la finzione e veicolano messaggi da Far west, “ammazza questo, spingi l’altro, dai un pugno al nemico”. Ridateci il cortile, il parco giochi dove c’è il confronto». Scaramuzzi­no continua: «Vede, proprio mentre assistiamo a genitori che comprano giochi ogni giorno, che allungano il quarto gelato, c’è un bisogno non soddisfatt­o dei bambini ed è quello di “essere bambini”. Hanno bisogno di tempo per misurarsi con la realtà, si appassiona­no alle storie raccontate, devono stare nella loro età». Invece vengono interpella­ti per ogni minima decisione: «Cosa vuoi? Cosa preferisci?». Un carico da novanta fare l’amministra­tore delegato della famiglia (spesso in frantumi) quando magari non sei ancora andato a scuola.

Romana Caruso dà una sua ricetta: «fare prevenzion­e» per così dire. E spiega come: «Bisogna cercare di occuparsi dell’emotività del bambino non perché è problemati­ca, ma perché è bella». È bella. E loro non hanno colpa se sono «maleducati».

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 ??  ?? NON GRADITI Il cartello affisso fuori dal ristorante romano «La fraschetta del pesce»: il gesto dei proprietar­i ha suscitato sia polemiche sia «solidariet­à».
NON GRADITI Il cartello affisso fuori dal ristorante romano «La fraschetta del pesce»: il gesto dei proprietar­i ha suscitato sia polemiche sia «solidariet­à».

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