Decalogo per rifarsi (bene)
Magari ci stiamo pensando: un ritocchino, un’aggiustatina... Però il dubbio ci frena: come scegliere il chirurgo giusto? È uno dei temi di cui si parlerà a Modena, dal 21 al 23 settembre, al Congresso nazionale della Società italiana di chirurgia plastica
1Occhio alla targhetta
Il chirurgo deve essere «specialista» in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Quella parola (deve comparire nel biglietto da visita o targhetta o sul ricettario) garantisce che il medico ha fatto una specializzazione post-laurea di 5 anni. Altrimenti sarà sì un chirurgo, ma senza il bollino di qualità per questo settore. Il termine «chirurgo plastico», insomma, da solo non è una garanzia.
2Il giusto prezzo
Quella dei prezzi è una giungla. Diffidare da chi offre interventi superscontati (come accade nelle offerte online) o tariffe al ribasso. Se si fa il conto analitico del costo dei materiali, della sala operatoria, del ricovero, è impossibile offrire preventivi troppo economici. A meno che i materiali non siano di qualità scadente.
3Dove mi operate?
Altro elemento da non sottovalutare (e da chiedere): la struttura deve essere accreditata presso il Ssn, avere impianti elettrici a norma, sistemi di sterilizzazione e caratteristiche tecniche adeguate. Se l’operazione avviene in sedazione profonda, la sala operatoria deve essere attrezzata a fronteggiare possibili complicanze (non può essere, per esempio, una stanza di dieci metri quadrati).
4La tecnica «miracolosa»
Su internet molti chirurghi plastici pubblicizzano una particolare tecnica di intervento (per seno, palpebre, lifting...) «migliore» delle altre. Ma il medico dovrebbe, in tal caso, produrre sul sito atti scientifici o pubblicazioni su riviste qualificate che certifichino quel tipo di metodologia, con riferimenti bibliografici. Spesso, invece, ci sono soltanto foto del «prima e dopo» che magari appartengono ad altre casistiche. Una sorta di «copia e incolla».
5Quanti interventi fa?
La casistica delle operazioni di un chirurgo non viene esposta, ovviamente, e il paziente non può vederla. Ma c’è l’obbligo di archiviarla in appositi registri. Si può comunque chiedere allo specialista quanti interventi fa all’anno, e se la sua struttura registra i referti operatori.
6Carte senza troppo valore
Non fatevi impressionare da una moltitudine di presunti certificati, diplomi, attestati di corsi fatti esibiti dietro la scrivania o attaccati alle pareti. Spesso è materiale poco significativo, corsi di un giorno o due, partecipazione a congressi... Ciò che conta è la qualifica e la specializzazione del chirurgo.
7 Assistenza garantita
È una domanda fondamentale da porre allo specialista: «Lei è rintracciabile sempre e in tempi brevi?». Dopo l’intervento, il centro e il chirurgo devono garantire assistenza post operatoria e pronta reperibilità, per qualsiasi evenienza e complicazione.
8L’importanza dei No
La bravura di un chirurgo si misura anche dai No che sa dire: a desideri impossibili, a taglie inverosimili, a richieste lontane dai normali canoni morfologici. Una quinta misura di seno, per esempio, su una donna alta un metro e 50: se i muscoli del torace possono contenere protesi da 300 grammi, assurdo inserirne una da 600.
9 Filler, purché temporanei
I filler sono di due categorie: permanenti (sintetici) e assorbibili (biodegradabili). Negli anni 90 c’è stato un abuso dei primi, ma dopo 5-10 anni si è visto che davano parecchie complicazioni. Ora si usano quasi solo i riassorbibili, ma alcuni filler permanenti sono ancora in circolazione. Evitateli. Filler sì, purché temporanei, con un turn over di circa sei mesi.
10 Conservare lo sticker
È quell’etichetta che certifica (nei filler, nel botox, nelle punture di vitamine...) ciò che il chirurgo o il medico estetico ha utilizzato nel vostro trattamento, con nome della molecola, scadenza, rintracciabilità del prodotto.
(Daniela Mattalia)