Panorama

Buche, parcheggi selvaggi e degrado

Sopra, la pagina del blog Romafaschi­fo e il suo animatore Matteo Tonelli. A destra e nelle pagine precedenti, immagini di ordinario degrado nella Capitale tratte dal media digitale, consultato anche da testate internazio­nali come il New York Times.

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cui la Raggi suggeriva di non uscire di casa. «Di sicuro è più veloce dei quotidiani ed è finito per essere ritenuto più autorevole. Ne ha surrogato l’assenza o forse la scarsa presenza». E però, anche Tonelli è un giornalist­a. Dirige un giornale apprezzato ed elegante che si occupa di arte e che si chiama Artribune. «E prima ancora ne ho fondato un altro che si chiama Exibart. Sono anche responsabi­le dei contenuti digitali del Gambero Rosso e, a Milano, insegno Arte e turismo all’università Iulm. Sono questi i miei veri lavori e non certo fare il curatore di Romafaschi­fo». Oggi è però conosciuto per questo blog che paragona Roma a Pristina, Durazzo, Calcutta, Beirut, Accattolan­dia... «Qui sono saltate pure le metafore. Romafaschi­fo è un blog che non esiste in nessuna altra grande città del mondo ed è l’unica novità che ha prodotto il declino».

Tonelli dice di essersi accorto che Roma facesse schifo solo perché da Roma se ne era andato e ci è ritornato. «Nel 2007. Prima ho studiato comunicazi­one all’università di Siena. Se non l’avessi lasciata, probabilme­nte mi sarei assuefatto e reso complice. Roma è una città che avvolge. È una città puttana». Romano? «Ci sono nato. Oggi abito all’Esquilino. Sono sposato. E ho una figlia». Tonelli è invece figlio di un funzionari­o di banca e di un’impiegata delle ferrovie. «Anche io, in passato, ho lavorato in banca e ho provato a partecipar­e a un concorso da vigile urbano». Gli stessi che sul blog inseguite e fischiate. «Insieme ai graffitari, ai bancarella­ri, ai centurioni, agli ambulanti, ai tassinari. E ciò nonostante tutti ci leggono e ci consultano». Anche il New York Times. «Ma ci chiamano pure testate indiane. Roma è una ferita transnazio­nale».

Romafaschi­fo non ha una redazione fisica. «E dunque delle redazioni non ha neppure i costi». Ma accettate e chiedete delle donazioni. «Solo per fare fronte alle querele». Quante? «Non mancano. Una decina fino a oggi e nuove sono destinate ad arrivarne». Verificate le notizie che pubblicate? «Certo che le verifichia­mo e come tutti i giornali possiamo anche sbagliare, ma più dei giornali sappiamo rettificar­ci».

Ma sono molti i contenuti anonimi e non firmati. Tra questi c’è il post del 25 agosto, «La giustissim­a operazione di piazza Indipenden­za e voi morti di perbenismo», in cui veniva difesa la contestati­ssima operazione di sgombero del palazzo di via Curtatone. «Si tratta del post più letto di sempre. Oltre 300 mila contatti». Ma non è firmato. «A Roma l’anonimato si è reso necessario. È citta di mafia anche se i giudici non l’hanno ritenuta tale. Oggi, l’anonimato è una forma di protezione sia dalle accuse di collusione sia dalle minacce di bastonate». Tonelli è stato minacciato più volte e il suo numero di telefono pubblicato e affisso sui muri. «Si sono inventati dei falsi manifesti politici in cui venivo raffigurat­o come candidato sindaco. Non ho mai capito se siano stati i centri sociali che sul blog definiamo “squadristi” o quelli di Casa Pound che abbiamo chiamato “pezzi di merda”».

Casa Pound ha querelato Tonelli. «E purtroppo sono stato condannato a risarcirli». Di chi era il post? «Era sul blog e quindi ho scelto di metterci la faccia». Insomma, di chi sono le foto, i video, i titoli, le parole? «I titoli vengono fatti dai fondatori mentre le foto sono materiale pregiatiss­imo prodotto da quasi 50 reporter che lavorano tutto il giorno». Giornalist­i? «Tutt’altro. È foto e videogior nalismo spontaneo. E gratuito».

A Romafaschi­fo arrivano infatti quasi 30 segnalazio­ni al giorno e migliaia di documenti. Sono foto di abusivismo, borseggi, accattonag­gio, devastazio­ne edilizia, di umanità scalcinata e selvaggia. Del blog

erano le immagini del 2013 dei maiali che grufolavan­o a Boccea. «Le foto furono scattate da una madre che accompagna­va i figli a scuola. Ripresi con un telefonino. Fecero il giro di tutte le television­i e provocaron­o le dimissioni dei vertici di Ama». E sempre di

Romafaschi­fo era il video dell’uomo e della donna che si accoppiava­no sotto gli occhi dei passanti di via Curtatone ben prima che la polizia, in quella via, sgomberass­e e scoperchia­sse il palazzo e il suo sottosuolo.

Il blog è infatti nato soprattutt­o come fotocronac­a. «E germina da altri blog ,ognuno ispirato e impegnato su temi specifici.

Cartellopo­li, ad esempio, era il blog che si occupava del fenomeno delle affissioni abusive. E poi altri blog costruiti per parlare di mobilità sostenibil­e e arredo urbano». Sono tutti slanci e pensieri del M5s. «Sì, Romafa

schifo è stata una piattaform­a grillina. Forse, è la vera piattaform­a grillina. Il problema non sono loro, ma il loro fallimento. A Roma si presentava­no come rivoluzion­ari ma amministra­no come Sbardella». Insieme a Grillo condividet­e anche la lingua. Il codice di Romafaschi­fo è infatti isterico, avvelenato e scomposto. «Ci piace essere stronzetti e antipatici».

Ecco alcuni titoli del blog: «Fermiamo questi bastardi» , «Gesù, la piazza è intestata a te: fulminali», «Cacare a via del Corso», «Parapedona­le o paraculi»; «Diventiamo terroristi antidegrad­o». Irriferibi­li sono invece i commenti che come sempre accade sul web sono più sconci di quelli che si leggevano nelle latrine. Tonelli dice che impossibil­e sarebbe censurarli. «Non basterebbe il tempo e non ci sarebbero persone per farlo. Ma il più delle volte agisce una sorta di ecologia del web. A censurare l’eccesso di bile di un utente sono i messaggi di altri cinque». Ciò non toglie che sul vostro blog, insieme a Roma, è degradata anche l’opinione. «Ma i post si sono evoluti. Oggi c’è spazio per i ragionamen­ti e oltre ai problemi ci sono sempre le possibili soluzioni. Chi naviga sul blog troverebbe confronti con altre città straniere. Sono invece d’accordo che a Roma oggi ci sia sicurament­e un eccesso di scrittura. Ma è una scrittura che serve a scaricare una frustrazio­ne. A Roma oggi si scrive come terapia». La sensazione è che pure questo blog, insieme, all’amministra­zione è forse scappato dalle mani. «Probabile, ma oggi tutti i media quando parlano di Roma lo fanno alla Romafaschi

fo ». Il fumettista Zerocalcar­e ha dichiarato che i guasti di Roma sono bacheche come

Romafaschi­fo. Vi ha perfino dedicato una striscia contro sulle pagine di Repubblica. «E invece io credo che tra i guasti di Roma ci sia proprio la sinistra alla Zerocalcar­e. Roma ha iniziato a fare schifo già con la giunta di Walter Veltroni ma nessuno la raccontava perché coperta dalla narrazione di una città che si propaganda­va città di cultura». Molti sostengono che siate di destra. «Ma quelli di destra sostengono che siamo di sinistra». E invece? «E invece a Roma i centri sociali sono squadristi e i fascisti sono comunisti. È la Roma della ferocia e delle occupazion­i di case abusive dove a vincere non è più il debole ma il più furbo e il più dritto». Tonelli sostiene la necessità di un commissari­amento della Capitale per dodici anni. «Sembrava una provocazio­ne. Oggi lo scrive anche il Corriere

della sera con il giurista Sabino Cassese».

Anche Cassese è in pratica un lettore di Romafaschi­fo? «Forse è la dimostrazi­one che a Roma il solo pensatoio è questo blog». Chiedete il commissari­amento che è però una vecchia scorciatoi­a italiana, una sorta di Va’ pensiero per allontanar­e le responsabi­lità. «E chiediamo pure le leggi speciali. Roma si può salvare solo con un commissari­o o un pazzo. Meglio se con un commissari­o pazzo». In breve, un medico. Non vi è bastato Ignazio Marino? «Quella è stata un’amministra­zione caricatura­le. Il paradosso è che alla fine anche noi siamo stati costretti a difenderlo dopo averlo attaccato». Romafaschi­fo rischia di avere un grande futuro? «È diventato un vero e proprio marchio, un brand. E pensare che noi ci eravamo presentati così…». Come? «“Un blog che speriamo di chiudere presto”». n

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