IL PAZZO FISCO E...
...L’EVASIONE I progressi? Solo un’illusione contabile
E se scoprissimo che il gettito della lotta all’evasione non è cresciuto di un euro negli ultimi
sei anni? La riscossione del 2010 da accertamenti veri e propri, fatti di indagini e verifiche sul campo, è stata di
6,4 miliardi, esattamente come quella del 2016, una volta scorporati i 4,1 straordinari della voluntary disclosure. Un confronto puro e semplice sarebbe fuorviante, ma aiuta a non cadere nella trappola dell’effetto-annuncio.
I 23 miliardi fantasma annunciati e subito ritrattati da Maria Elena Boschi sono solo l’ultimo caso. «Per capire come vada e chi colpisca davvero la lotta all’evasione» spiega a Panorama l’ex viceministro dell’Economia
Enrico Zanetti «bisognerebbe almeno separare l’attività di routine, detta liquidazione, compiuta per lo più in automatico dai software dell’Agenzia delle entrate, dall’accertamento, che invece va a stanare i veri evasori». Il valore di tale distinzione risulta dalla tabella a fianco: dal 2010 al 2015 l’attività di controllo, quella che conta davvero, ha portato 1,3 miliardi in più. Non una bazzecola, ma neppure il risultato mirabolante di cui tanto si parla. È invece la voce «liquidazioni» (per intenderci: segnalazioni di errori materiali e simili dei soliti noti) a registrare l’incremento più cospicuo: 3,4 miliardi.
Un discorso a parte vale per il 2016, in cui la voluntary disclosure ha prodotto un aumento delle entrate di 4 miliardi. Tagliarli dal conto non sarebbe giusto, perché il personale impegnato in questa attività è stato sottratto alla lotta all’evasione classica, e dunque una diminuzione su quel fronte è fisiologica. Ma non può neppure essere considerato nel conto totale come se niente fosse. Tant’è che la previsione per il 2017 (unico dato messo nero su bianco per quest’anno) è di un gettito complessivo di 15,7 miliardi, 3,3 miliardi in meno dei 19 strombazzati dal governo per il 2016.