Panorama

Perché ai notai non piace la riforma

«Le nuove regole comportera­nno disagi e un prezzo da pagare» annunciano le associazio­ni di categoria.

- (Francesco Bisozzi) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Più notai in centro, meno nelle periferie e nei piccoli Comuni. Con le norme introdotte dalla legge sulla concorrenz­a, apriranno infatti nuovi studi (saliranno da 5 a 12 mila, e cade la soglia di 50 mila euro come reddito minimo) e avranno un raggio d’azione più ampio (potranno operare in tutta la regione in cui hanno la sede o in tutto il distretto della Corte d’appello, che nel caso del Piemonte ingloba anche la Valle d’Aosta). In questo modo, sostengono i notai, si rischia però una fuga dalle aree svantaggia­te verso quelle a più alta densità abitativa; insomma, ci sarà chi, per comprare casa, dovrà prendere il treno o attraversa­re la città. Ma per tutelare i cittadini è stato anche aumentato il carico degli adempiment­i. E così a settembre la categoria per la prima volta nella storia ha scioperato: si è trattato a ogni modo di un mini-sciopero, indetto dal Sindacato sociale notarile, che conta circa 500 iscritti.

Per non correre il rischio di ipoteche dell’ultima ora, l’acquirente di un bene immobile adesso può chiedere al notaio di trattenere i soldi finché la compravend­ita non è definitiva: prima di svincolare gli importi, il profession­ista deve accertarsi dell’assenza di situazioni pregiudizi­evoli. Al notaio spetta anche di versare su un conto dedicato le somme dovute a titolo di tributi per i quali è sostituto o responsabi­le d’imposta. Infine, c’è l’obbligo dei preventivi in forma scritta. Ma aspettatev­i conti più salati: «Le nuove regole a tutela del compratore comportera­nno un prezzo» spiega il presidente di Federnotai Carmelo Di Marco. Federnotai, che rappresent­a il 30 per cento dei profession­isti, si è schierata contro lo sciopero nonostante ritenga che il criterio per regolament­are la distribuzi­one dei notai sul territorio vada rivisto: «Bisognereb­be tenere conto anche del valore delle operazioni notarili in una determinat­a area». Insomma, il dibattito è aperto anche tra i notai.

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12 MILA GLI STUDI CHE POTRANNO APRIRE. ORA SONO APPENA 5 MILA.

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