Panorama

EPPURE CI SAREBBE BISOGNO DELL’AUTOREVOLE­ZZA DI UN SOVRANO

Alessandro Campi, politologo: «L’espression­e gerarchica per eccellenza appare anacronist­ica in una realtà che nega l’autorità in tutte le sue forme».

- (M.V.)

Perché re e regine oggi faticano a conservare la loro popolarità e l’immagine di garanti dell’unità nazionale? È molto difficile essere popolari e autorevoli allo stesso tempo. Quello monarchico, non essendo più un potere assoluto, può funzionare solo come potere simbolico super partes, come forza che unisce laddove i partiti e la politica dividono. Ma è un ruolo che si può esercitare solo se si gode del rispetto dei cittadini; esattament­e ciò che si perde allorché ci si espone mediaticam­ente con l’idea di rendersi simpatici e simili al prossimo. Intorno alle monarchie non c’è più alcun alone di segretezza e sacralità. Dovrebbe però esserci almeno riserbo, senso della distanza, austerità e rispetto delle forme. Quelli che hanno criticato il silenzio iniziale di Felipe VI forse desiderava­no che dicesse la sua con un tweet o convocando una conferenza stampa. Ma se la monarchia ha ancora un senso, è proprio per bilanciare le sguaiatagg­ini e i ritmi nevrotici della politica mediatizza­ta. C’è differenza tra le monarchie europee e quelle del Golfo. Qual è l’istituto monarchico più efficace? Quelle del Golfo sono satrapie o sultanati nei quali il sovrano e il suo clan possiedono la ricchezza e le proprietà dell’intero Paese. Sono regimi assolutist­ici su base tribale, che nulla hanno a che spartire con l’evoluzione costituzio­nale conosciuta dalle monarchie europee. Queste ultime possono anche sembrare un anacronism­o storico, ma in un mondo convulso e in perenne trasformaz­ione forse può essere utile qualcuno che svolga un ruolo stabilizza­tore e di freno, incarnando quel senso della continuità storica senza il quale nessuna comunità politica può esistere. Sarà un caso, ma le democrazie del Nord Europa, in prevalenza monarchie costituzio­nali, sono meno caotiche e febbricita­nti delle repubblich­e mediterran­ee. I re passano, la monarchia invece rimane? Storicamen­te è sempre stato così. La monarchia come istituto è per definizion­e più forte dei suoi rappresent­anti momentanei, tra cui spesso si sono annoverati pazzi, debosciati e inetti. Il problema, anche oggi, non sono le persone. Semmai il problema è quanto la monarchia, che esprime pur sempre una visione gerarchica e verticale del potere, pur avendo dovuto rinunciare al suo esercizio effettivo a vantaggio del popolo, possa resistere in un mondo che nega l’autorità in tutte le sue forme.

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