Panorama

«Marine, io e quell’altro »

Il vicepresid­ente del Front national, Louis Aliot, compagno della Le Pen, è tornato a contare dopo la cacciata del suo braccio destro. E parla degli errori, del futuro del partito, dell’euro, di immigrazio­ne. Di lei dice: tornerà alla grande.

- Leonardo Martinelli - da Parigi) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Ora la rifondazio­ne è possibile. Con Marine abbiamo già iniziato a viaggiare in Francia».

Fino a pochi mesi fa Louis Aliot non si vedeva quasi più. Spalle da ex rugbista, un allure da gentiluomo di campagna, il compagno di Marine Le Pen è nato a Tolosa 48 anni fa. Di origini popolari, è stato uno studente brillante, fino a completare un dottorato di Diritto pubblico. Vicepresid­ente del Front national dal 2011 (dopo che la sua donna era diventata presidente: nell’Fn la politica si mescola sempre a famiglia, amicizie, passioni, dissapori, odii e amori), a giugno è stato eletto deputato. Intanto, nelle scorse settimane è andata in onda l’ennesima telenovela dell’Fn: un’altra coppia è «scoppiata». Una coppia politica, stavolta: quella composta da Marine e da Florian Philippot, suo braccio destro durante le presidenzi­ali, uscito (praticamen­te cacciato) dal partito. E così Louis è ricomparso, fedele e rassicuran­te, accanto alla sua donna. Fondamenta­le per il rilancio di un partito in crisi.

La sera del famoso dibattito televisivo della Le Pen con Emmanuel Macron, fu lei ad accompagna­rla agli studi della television­e pubblica. Che cosa ricorda?

Andò male perché Marine seguì una strategia che non era quella buona, consigliat­a da alcuni personaggi, che poi si sono rifiutati di ammettere le loro responsabi­lità.

Allude a Philippot ?

A lui e ad altri. C’erano due strategie possibili. La prima era quella per cui bisognava aggredire Macron: alla fine, si diceva, avrebbe perso il controllo di sé. E poi la strategia per cui bisognava invece volare alto, prendere le distanze. Sfortunata­mente si scelse la prima.

E lei non protestò?

Nessuno allora chiese la mia opinione.

Oggi, dopo la sconfitta della Le Pen alle presidenzi­ali, vi ritrovate con un partito in crisi…

Parlerei di un partito liberato. Ora la rifondazio­ne è possibile: con Marine abbiamo già iniziato a viaggiare in Francia e a incontrare i militanti. Era impossibil­e finché questo signore ( Philippot, ndr) è rimasto al suo posto. Con lui non si poteva discutere di niente: dell’euro, ad esempio.

Qual è la sua posizione sulla moneta unica ?

È uno dei tasselli del puzzle europeo. Se lo si vuole modificare, bisogna cambiare tutto il modello: non andare verso un’Europa federale ma verso una confederaz­ione di Stati. Un’altra Europa è possibile.

Ma alla fine si uscirà dall’euro o no?

Si dovrà evolvere verso qualcosa d’altro. Ma va pensato bene. L’euro, comunque, non è più la soluzione monetaria per l’economia di domani. Lo ha detto di recente

anche Silvio Berlusconi, che ha evocato una doppia moneta parallela, un’idea interessan­te.

Sull’immigrazio­ne, per Macron chi ha diritto all’asilo politico può restare. E gli altri no, devono ritornare a casa loro. Alla fine è anche la vostra posizione…

Certo, ma il presidente e il suo governo sono incapaci di farlo, questa è la differenza. Sono nelle mani di lobby ideologich­e: l’immigrazio­ne in Francia è ostaggio della sinistra e di associazio­ni come Sos Racisme, che benefician­o dei soldi pubblici per fare la promozione del multicultu­ralismo. Siamo stati una terra d’immigrazio­ne ed è stato molto bello. Ma oggi non si può più assimilare popolazion­i supplement­ari, non ne abbiamo più i mezzi. E poi, in certi casi, sono un vettore di valori sociali incompatib­ili con quelli occidental­i: è il problema dell’Islam radicale.

Certi osservator­i dicono che Philippot, giovane laureato dell’Ena, era una sorte di garante della «dédiabolis­ation» del vostro partito. Che ora verrà a mancare… Che cosa ne pensa ?

Philippot è meno moderato di quello che si possa immaginare. È uscito dal partito con un personaggi­o come Sophie Montel: da eurodeputa­ta, aveva un assistente che postava tweet antisemiti, scherzando sui forni crematori. Ecco con chi si accompagna il signor Philippot.

Sua nonna materna era ebrea. Lei crede davvero che l’antisemiti­smo sia stato debellato nel Front national?

Sì, certi personaggi se ne sono andati nel movimento identitari­o o in quello di Alain Soral. Non abbiamo più niente a che fare con loro.

E Jean-Marie Le Pen? Ora che il suo «nemico» Philippot è scomparso tornerà alla ribalta ?

Il suo allontanam­ento è irreversib­ile. Negli ultimi anni ha criticato sistematic­amente sua figlia. Voglio conservare il ricordo del suo passato di oppositore al sistema. E basta.

Altro personaggi­o scomparso nell’Fn è Marion Maréchal-Le Pen. Non ne avete più notizie ?

È molto giovane: ritornerà. Comunque, rappresent­ava una sorta di nazi on al cattolices­imo, chef a parte della nostra famiglia. Ma non è una tendenza maggiorita­ria nel Front National.

Come guarda al successo dell’AfD in Germania?

Loro, con il 13,5 per cento dei voti, potranno contare su 93 deputati. Noi, con il 13,2 per cento alle legislativ­e di giugno e il sistema elettorale che ci ritroviamo, ne abbiamo solo otto. E la Francia osa impartire lezioni di democrazia a tutto il mondo.

A parte questo, l’AfD è simile all’Fn ?

All’Europarlam­ento ho conosciuto bene Frauke Petry e apprezzato la sua visione moderata. Ma ha appena abbandonat­o il partito. Non conosco bene l’attuale dirigenza.

Come sta oggi Marine Le Pen ?

Le presidenzi­ali sono state una prova difficile per lei, anche dal punto di vista fisico. Ha avuto problemi alla schiena. Ma nei prossimi mesi vedrete una Marine new look, sia nel suo modo d’essere che in quello di difendere le nostre idee. (

«L’allontanam­ento di JeanMarie Le Pen è irreversib­ile. Negli ultimi anni ha criticato sistematic­amente sua figlia».

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Marine Le Pen con il compagno Louis Aliot: nonna ebrea, 48 anni, torna
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in prima fila dopo la dipartita del braccio destro Florian Philippot.

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