Sigonella, l’Italia della dignità
Ottobre 1985: una crisi internazionale obbliga il Paese a scelte decisive. A guidarlo, Bettino Craxi, che qui è ricordato da una testimone speciale, la figlia Stefania, in occasione dell’uscita del docu-film sulla vicenda in edicola con
Sono passati trentun anni, ma la notte di Sigonella rimane scritta nelle pagine della storia come una delle più belle pagine di storia patria. Non solo perché è una bella lezione di orgoglio nazionale, ma anche perché contiene elementi di riflessione per il presente e il futuro dell’Italia. Bettino Craxi, quella notte tra 10 e 11 ottobre del 1985, si trovò a prendere decisioni di grande responsabilità per il Paese, avendo poco tempo per decidere e poche informazioni sommarie. Craxi quelle decisioni le prese sostanzialmente da solo e da solo risolse quel rebus politico. Agì come egli stesso ebbe e dire nel discorso alla Camera a ridosso degli avvenimenti: «Secondo la nostra coscienza, secondo la nostra politica, secondo le nostre leggi». Mio padre era uomo di convinzioni profonde; la prima convinzione, che caratterizzò tutto il suo pensiero e la sua azione politica, è che la persona, viene prima dello Stato e quindi la sua prima preoccupazione fu quella di salvare gli oltre 500 ostaggi presenti a bordo della nave, e per questo scelse da subito la via diplomatica, la via della
politica. La seconda convinzione è che non dovesse passare l’idea di un abbandono della causa palestinese da parte europea, impedendo che passasse nei rapporti internazionali il principio della forza anziché quello del diritto. La terza fu che l’Italia non potesse consentire la violazione della sua sovranità nazionale senza essere considerata un’Italietta senza dignità. Craxi voleva che l’Italia fosse una nazione rispettata dai maggiori alleati, e seppe dimostrare che i vincoli dell’Alleanza atlantica e gli stretti legami di amicizia con l’America potevano coesistere con principi di giustizia internazionale. Era la difesa della sovranità nazionale, di una nazione orgogliosa che nello scenario internazionale e nei teatri di crisi soprattutto mediterranei e mediorientali voleva contare e avere un ruolo; tutt’altra cosa che il sovranismo micragnoso di un Paese rattrappito in se stesso.
Egli per la pace, la sicurezza e la stabilità del Mediterraneo ha speso molte delle sue energie politiche, secondo me più di qualsiasi altro uomo di Stato italiano ed europeo. Un mare solcato in armi dai tempi più antichi sino a metà del secolo scorso e ancora oggi turbolento è stato affrontato da Craxi in quella, come in altre occasioni, con le armi che prediligeva, la politica, la diplomazia, gli strumenti della pace. Bettino voleva un Mediterraneo pacifico poiché era convinto che qui vi fossero le maggiori possibilità di sviluppo per l’Italia e perché nutriva la convinzione che il mondo non avrebbe avuto pace finchè le condizioni di vita tra Nord e Sud avessero misurato distanze abissali. Se Craxi quella notte avesse ceduto alla prepotenza degli americani, l’Italia, che proprio in quegli anni aveva cercato di ritagliarsi un ruolo diplomatico di player internazionale in favore
del passaggio da una contrapposizione Est-Ovest da cui non era estraneo il Mediterraneo, a una
maggiore collaborazione tra i due sistemi, non avrebbe più avuto alcuna credibilità. Tutti temi, intuizioni, visioni che si presentano ancora oggi indicando prospettive d’avvenire e potrebbero essere una bussola per chi governa se solo si leggessero senza gli occhiali del pregiudizio le azioni di Craxi e si volesse capire di che pasta fossero i suoi sogni. (Stefania Craxi)
I protagonistidella crisi di Sigonella: il premier italiano e il Bettino presidente Craxi Usa Ronald Reagan.