I portaborse crescono (anche) in Europa
in Europa si moltiplicano
Un esercito di almeno 556 persone per appena 73 eurodeputati fra assistenti accreditati e locali, prestatori di servizi, terzi erogatori, tirocinanti. È questo il censimento di quanti, dalla nostra penisola, affiancano gli eletti allo scranno europeo. Un conto che, dati alla mano, cresce con il passare del tempo, soprattutto nel territorio nazionale.
Mentre a Roma ha guadagnato le prime pagine il caso di Federica B., la stagista che ha denunciato la parentopoli con avances del deputato Mario Caruso, Panorama ha passato al setaccio i numeri dei «portaborse» degli eurodeputati italiani dal voto di giugno 2014. Ebbene, alla prima plenaria a settembre 2014, gli assistenti parlamentari erano 273: 151 accreditati (ovvero assunti in una delle tre sedi del Parlamento europeo) e 122 locali (per l’attività dell’onorevole nel rispettivo collegio elettorale italiano). Sei mesi dopo, a marzo 2015, il numero era già lievitato a 316 ma mentre gli assistenti accreditati erano diminuiti a 129, quelli locali erano saliti a 187. La fotografia di metà legislatura, a fine luglio 2017, rivela che il numero è aumentato ancora a 394: 171 assistenti accreditati e ben 223 locali. Una contraddizione se si pensa che, fra commissioni e plenarie, tre quarti del lavoro di un europarlamentare si svolge a Strasburgo o Bruxelles. E non è tutto. A questo computo, infatti, si devono aggiungere altri 193 rapporti di lavoro ugualmente retribuiti: 59 prestatori di servizi, 71 terzi erogatori, 63 tirocinanti. Escluse una trentina di consulenze riconducibili a studi legali o società, il totale sale ad almeno 556 persone (numero invariato, nella sostanza, fino a oggi). Senza contare gli assistenti condivisi da più eurodeputati o quelli assunti con il fondo del gruppo politico (che non compaiono sul sito dell’onorevole). Insomma, l’analisi rivela una sproporzione fra numero degli assistenti (in particolare locali) e le, pur consistenti, risorse.
Ogni onorevole dispone oggi di 24.164 euro al mese per i suoi assistenti parlamentari: 289.968 euro all’anno che, - euro più, euro meno - valgono un milione e 450 mila euro a testa nel quinquennio. Un fiume di soldi che, fino alla passata legislatura, veniva usato con più disinvoltura dato che era l’eurodeputato a stipulare un contratto e a pagare direttamente. Con dubbi risultati. Un’indagine interna condotta nel 2008, infatti, rivelò che molti portaborse erano senza contratto, sottopagati o privi di oneri previdenziali. Dopo un lunga battaglia e svariati scandali, si arrivò a nuove regole: gli assistenti accreditati scelti dall’onorevole (fino a un massimo di tre o, a certe condizioni, quattro) ora sono assunti e stipendiati per mezzo del Parlamento europeo secondo un’esperienza, misurata in diciannove livelli, che può portare il salario base da un minimo di 1.850 euro netti al
mese a 6.915 (se sposato con figli, si sale da 2.430 a 7.955).
Su questi, imbrogliare è ormai difficile anche se non del tutto impossibile, almeno stando ad alcuni racconti raccolti da
Panorama dietro garanzia di anonimato. Un «trucco» sarebbe l’assunzione con un livello più alto per farsi restituire parte della retribuzione in nero: in tal modo l’onorevole si garantirebbe più soldi, gli assistenti (pur non entusiasti) maggiori contributi per la pensione.
Se per gli assistenti accreditati è riservato almeno un quarto della dotazione,
si può spendere fino al 75 per cento per tirocinanti e locali. Ma, per quest’ultimi, valgono i contratti del Paese in cui si è eletti. Quindi, benché tramite un terzo erogatore in qualità di garante, si può procedere con collaborazioni, consulenze, prestazioni di servizio: una maggiore libertà per gli onorevoli. Così, limitandoci agli assistenti locali, c’è chi ne ha fino a nove.
Nella classifica dei più «assistiti» spiccano oggi, il piddino Nicola Caputo con nove collaboratori locali (oltre ai due accreditati e a un tirocinante), Lorenzo Cesa eletto nelle liste di Ncd con otto locali (oltre ai due accreditati) e Raffaele Fitto con otto locali, tre accreditati e due tirocinanti. Mentre l’azzurro Salvatore Cicu, che fino a luglio svettava con nove assistenti locali, dopo l’estate li ha ridimensionati a cinque (più due accreditati e tre tirocinanti) ed è ora superato dai colleghi Stefano Maullu e Salvatore Pogliese: cinque assistenti locali a testa, oltre a tre accreditati e un paio di tirocinanti.
Nessuno mette in dubbio l’attività parlamentare nei collegi elettorali ma, come noto, più di una volta questi rapporti sono finiti sotto la lente dell’Olaf, l’ufficio europeo per la lotta antifrode. Gli ultimi contestati riguardano l’euroscettica Marine Le Pen, il leader della sinistra radicale Jean-Luc Melenchon e i centristi del Mouvement Démocrate di Sylvie Goulard e Francois Bayrou. Si vedrà.
Nel frattempo, però, a Bruxelles aumentano gli stagisti. Per i quali è previsto un compenso che spesso non c’è. Qualche «furbetto» userebbe perfino il badge destinato ai familiari per non farli comparire. Tant’è vero che, a luglio, hanno dato vita a una maxi-protesta, #fairinterniships, chiedendo equità. Fra i tirocinanti, da qualche mese è spuntato anche il nome di Maria Angela Riva. Trevisana, curatrice di mostre d’arte, è la compagna dell’eurodeputato David Borrelli, fedelissimo di Casaleggio jr. e grande tessitore dell’allenza, poi sfumata, fra M5S e i liberali di Guy Verhofstadt. Il tirocinio, però, lo fa da un’altra eurodeputata pentastellata, Isabella Adinolfi.
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New-entry Fra i tirocinanti al Parlamento europeo c’è anche la compagna di David Borrelli dell’M5s.