Mamma ho preso l’aereo
Di fronte ai sempre più numerosi giovani italiani che vanno all’estero per trovare lavoro, in tempi di social non poteva mancare il blog: mammedicervellinfuga.com. Dove i genitori si scambiano le loro esperienze e condividono ansie e soddisfazioni.
Quanti di voi ormai non conoscono un giovane qualificato che abbia fatto le valige per trasferirsi all’estero? Non c’è legame sentimentale o familiare che tenga: il lavoro li chiama altrove. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2015 sono stati 23 mila quelli che hanno lasciato l’Italia in cerca di migliori opportunità. Per alcuni è una scelta, per altri una necessità. Molti di loro sono emigranti permanenti perché continuano a spostarsi verso città e mete che garantiscono condizioni di vita e lavorative sempre più allettanti. Così capita che si spostino da Palermo a Londra, da Londra a Singapore, da Singapore a New York. Il nostro Paese resta a guardare, inerme. Che cosa ne pensano i genitori di quest’esodo? Senza dubbio, vivono sentimenti contrastanti. Così imparano a convivere con la soddisfazione nel vedere il proprio figlio realizzato professionalmente e la delusione nei confronti di governi che, negli anni, sembrano avere fallito nell’ambito delle politiche occupazionali. Abbiamo incontrato alcune mamme che, per confrontarsi e farsi compagnia, in tempi di social, si sono iscritte al blog Mamme di
cervelli in fuga (Mammedicervellinfuga.com), ideato lo scorso anno dalla sociologa napoletana Brunella Rallo, 63 anni, i cui figli sono andati a vivere negli Stati Uniti. «Alessandro e Valeria, economista di 37 anni e sociologa di 33», racconta, «si sono trasferiti una decina di anni fa per frequentare il dottorato e non sono più tornati. Lì hanno trovato l’amore e un impiego sicuro in ambito accademico, dove il lavoro è costantemente riconosciuto con stipendi adeguati al loro ruolo. Oggi hanno tutto quello di cui hanno bisogno e, mi duole dirlo, devo rassegnarmi a fare la mamma e la nonna a distanza». Il suo blog conta ben 5 mila iscritti, soprattutto mamme più qualche papà. Provengono da ogni parte d’Italia e sono talmente in sintonia tra loro, da ricordare i nomi di tutti i figli. Così è un continuo chiedere: «Come sta Francesco?». «Quando torna Alessandro?». E così via. Insieme condividono gioie e ansie, ma anche episodi singolari, come quella volta in cui una mamma, non potendo andare alle nozze «improvvisate» del figlio in America, ha pensato bene di collegarsi via Skype, informando, in tempo reale, tutte le mamme del blog. Insomma, quando si ha un figlio all’estero, può capitare di non riuscire a far fronte a un imprevisto, ma l’importante è reagire con il sorriso. Meglio se in tante.