Arrivano le Blade Girls
Chi sono e da dove vengono le due attrici di Blade Runner 2049, film che solo nel primo weekend ha incassato oltre due milioni di euro? Doppia intervista alla cubana Ana de Armas e all’olandese Sylvia Hoeks, che sullo schermo sono creature artificali, men
IERI RISO E FAGIOLI SUL DIVANO, OGGI «FLIRTA» CON RYAN GOSLING
Più che una replicante è una donna-app. Bellissima, sensuale, da accendere col telecomando. In Blade Runner Ana de Armas interpreta Joi, la ragazza virtuale che l’agente K-Ryan Gosling vede apparire, con una specie di zapping, in versioni diversissime: cuoca o ballerina, fata-sexy o amica-complice. Un rapporto virtuale, il loro, eppure romantico e profondo, più vero di tante umane storie d’amore e sesso (ma una scena hot c’è, molto fantasy). Cubana, 29 anni, Ana è inarrestabile fin da ragazzina. A 14 anni entra alla scuola di teatro dell’Avana, a 16 gira il suo primo film, a 19 va in Spagna per fare cinema e diventa il volto di una popolarissima serie tv ( El internado). A 23 sposa l’attore Marc Clotet (da cui si separa due anni dopo) e a 25 addio Spagna, vola a Los Angeles per imparare l’inglese e provarci a Hollywood. Lì ha girato con Robert De Niro ( Hands of Stone) e Keanu Reeves ( Knock knock), prima di svoltare con Blade Runner 2049. Ora è sul set con Clive Owen per Three seconds di Andrea Di Stefano. È pronta per la celebrità globale? Per me conta solo fare film. Arrivando da Cuba non osavo neppure sognare tutto questo, qualsiasi cosa succeda è una fortuna. Di ambizioni ne ho, intendiamoci, ma come mi ha insegnato mio padre procedo un passo alla volta. Alla celebrità ci sono abituata, in Spagna mi riconoscono per strada. Non ha avuto paura di un progetto ambizioso come il seguito di Blade Runner? All’inizio neanche sapevo di che cosa si trattasse, era tutto talmente avvolto nel mistero! Poi ho fatto tre provini con il regista Denis Villeneuve e sono diventata supernervosa. Ma Blade Runner non l’avevo ancora visto, non conoscevo il nuovo progetto e neppure
chi fossero gli altri attori del cast. Chissà quando ha saputo di Ryan Gosling: piace a tutte le sue coetanee… Anche a me! Ma ora ho capito perché tutti, e non solo le ragazze, si innamorano di Ryan. La bellezza non c’entra, il suo fascino è nel modo di essere. Lui è autentico, sempre umano, caloroso con gli altri. Un gentleman. E quando racconta qualcosa, è molto divertente. Non era intimidita neppure da Harrison Ford? Un po’. Da piccola, all’Avana, guardavo i suoi film mangiando riso e fagioli sul divano. Quando sono tornata dai miei, che vivono ancora lì e vado spesso a trovare, ho detto a mia madre: «Non puoi immaginare con chi girerò il prossimo film. Hai presente Indiana Jones?». Si è rispecchiata nella virtuale Joi? Joi si evolve nel film, rivela intelligenza emotiva. È umana perché capace di amare l’agente K, sacrificarsi per lui. Cosa che anch’io farei, se avessi un mio K. Ha visto scenari davvero avveniristici sul set? Sì, ed è quello che più mi ha sorpreso. A Budapest, dove abbiamo girato, ogni dettaglio è stato ricostruito: macchine volanti, gadget incredibili… premevi un bottone e funzionavano. Ciò che gli spettatori vedono volare sul grande schermo volava davvero anche davanti a noi. Sono stati mesi faticosi? Molto, ma anche emozionanti. Siamo stati lì cinque mesi, girando 20 ore al giorno fin dalle sei del mattino, quando era ancora buio fuori e scuro nella nostra testa. Ma la squadra è stata fantastica. Riuscivate anche a divertirvi? Abbiamo esplorato la città nei rari giorni liberi. Abbiamo parlato, scherzato, ballato. Lei e Ryan come in La la land? Sì. Anzi no. Perché Ryan non ha mai ballato per me... semmai ero io a danzare per lui.