Parola d’ordine: 100% principi attivi
La cosmetica deve vivere di purezza. Il mantra dell’ideatrice di Bakel, Raffaella Gregoris.
Non capita tutti i giorni di sentire qualcuno dichiarare il proprio amore per la chimica, ma con Raffaella Gregoris nulla è convenzionale. A cominciare dalle formulazioni del brand cosmetico Bakel, che l’imprenditrice friulana, di base a Udine, lanciò otto anni fa con un’idea chiara: «100 per cento principi attivi, zero sostanze inutili». Ovvero, se ci sono 10 componenti, ci saranno 10 effetti.
Mission che ha origine da lontano, quando, da chimica farmaceutica, comincia a lavorare in un laboratorio dove si producono creme. «Come un aiuto cuoco mi ritrovai a preparare ricette altrui», spiega Gregoris. Ma quando si accorse che il Siero potentissimo alla vitamina E, di vitamina ne conteneva effettivamente pochissima, «pensai a un errore e con questa convinzione andai orgogliosa dal direttore». Il quale mi disse: «Vivi nel paese dei balocchi? Credi che a qualcuno importi del contenuto di un cosmetico?».
Fu quello, ricorda oggi Gregoris, il «momento Eureka!». Le ci vollero circa 10 anni per lanciare il primo prodotto puro: una linea di sei sieri per contrastare i sei meccanismi dell’invecchiamento. In questi giorni è uscita l’ultima linea anti age, dedicata alle pelli mature: Bakel Only, costituita da un siero e crema antiaging da giorno e notte.
«La difficoltà maggiore è eliminare i conservanti, rende il processo più oneroso. Ma se possiamo complicarci la vita per ottenere qualità lo facciamo». Ciò significa anche un’altissima attenzione alle materie prime. «Fanno la differenza», dice: «così come un pomodoro biologico è imparagonabile a uno cresciuta con anticrittogamici». E significa aver ottenuto tutte le certificazioni possibili (nikel tested, gluten free, cruelty free, kosher…), con verifiche a monte e a valle. Gregoris è meticolosa e appassionata, ma il suo racconto esce volentieri dai tecnicismi per entrare in suggestive metafore gastronomiche: «Sebbene il junk food appaia perfetto, non significa sia sano. Allo stesso modo il marketing ci ha abituato a creme belle e magari profumate. Un consumatore che non sa leggere la lista di ingredienti le compra appagando i sensi». Ammette che il suo discorso può apparire «talebano» alle orecchie della cosmetica tradizionale, ma senza tema di smentita: «Qualcuno potrà definire le mie creme marroncini orribili, ma non usano sbiancanti, sono prive di profumo perché questo è fotosensibilizzante. Il cosmetico non è un vestito: come il cibo diventa parte di noi».