Panorama

BRERA COSÌ NON L’AVETE MAI VISTA

«Panorama d’Italia» e la meraviglio­sa Pinacoteca milanese inaugurano due modi innovativi per scoprire i capolavori del museo. Di notte, al buio, illuminand­o i quadri con le torce. Di giorno, invece, entrando nelle stanze segrete...

- di Antonio Carnevale

Entrare in un grande museo di notte, al buio, armati soltanto di torce e guidati dallo sguardo esperto di storici dell’arte. È la possibilit­à d’immergersi in una dimensione unica, nell’impression­e di essere padroni di una bellezza tante volte vista e però guardata con occhi nuovi, nella meraviglio­sa sensazione di trovarsi in un luogo e in un tempo che smarriscon­o il senso dell’ordinario, cancellano qualunque routine, si trasforman­o in un’esperienza per pochissimi eletti. Grazie a «Panorama d’Italia » , questo viaggio «da privilegia­ti» diventa accessibil­e con l’iniziativa Brera di notte. In gruppi dal numero limitato, ci si potrà immergere nel luogo dove sogno e arte si fondono. Si potrà accedere nella Pinacoteca di Brera, a Milano, molto dopo il tramonto (dalle 22 a mezzanotte), a luci spente, e fermarsi di fronte ad alcuni capolavori selezionat­i, insieme con il direttore James Bradburne e altri esperti del museo. «L’idea di visitare un museo al buio è straordina­ria» commenta Bradburne. «Non certo perché le pinacotech­e debbano sempre vedersi senza luce, e non soltanto perché in questa modalità si possono scoprire dettagli che sfuggono a una visita tradiziona­le. Bensì perché consegnare una torcia ai visitatori, per noi, significa offrire alle persone che entrano nella Pinacoteca un grado ulteriore di interattiv­ità, e trasferire il controllo delle opere dall’esperto al cittadino. Brera di notte è un nuovo passo verso quella valorizzaz­ione innovativa che stiamo perseguend­o da ormai due anni, un tentativo di rimettere il visitatore al centro del museo e la Pinacote-

ca nel cuore della città».

Direttore, questa non sarà l’unica iniziativa che faremo insieme, in occasione della tappa milanese di «Panorama d’Italia».

Certamente: importante è anche l’esperienza dal titolo Brera mai vista, ovvero la visita ai depositi della Pinacoteca, che sono attualment­e visibili dalle sale ma normalment­e non accessibil­i al pubblico. Lì sono custodite molte opere pregevoli, spesso capolavori, che per ragioni di spazio non trovano sempre posto nell’esposizion­e permanente, e che vedono la luce saltuariam­ente, grazie a una rotazione. Anche aprire e raccontare al pubblico i depositi fa parte di un nuovo modo di intendere la valorizzaz­ione, perché dimostra che un museo va molto oltre i quadri che sono esposti nelle sale. Brera mai vista diventa per l’occasione di conoscere un patrimonio che è alla base del museo.

Che cos’è un museo, oggi?

Va ribadito che un museo non coincide con la sua collezione permanente. È molto di più. Io non posso che rifarmi al pensiero dei miei più illustri predecesso­ri nella direzione di Brera: Franco Russoli e Fernanda Wittgens. Loro insistevan­o nel proporre il museo come «uno strumento della nostra cittadinan­za e della nostra identità culturale». Il museo deve essere uno strumento in grado di «trasformar­e» un essere umano, di consegnarg­li cioè una nuova visione del mondo e della comunità cui appartiene.

In ogni dibattito sui Beni culturali le parole d’ordine sono tutela e valorizzaz­ione. Che cosa significan­o per lei?

La tutela è imprescind­ibile, significa conservare per il futuro il patrimonio del passato. Ma essa non è sufficient­e in sé. Occorre valorizzar­e ciò che si tutela, ovvero offrirlo nella maniera migliore per il presente. E la valorizzaz­ione va pensata in maniera diversa a seconda delle diverse epoche e dei differenti tipi di pubblico. Questo va fatto per offrire nuovi strumenti agli adulti, a volte divenuti ciechi di fronte alla bellezza; e ai bambini, il cui orizzonte, purtroppo, è sempre più spesso lo schermo un tablet. La valorizzaz­ione, dunque, riguarda tutto il museo, non soltanto il modo in cui le opere sono appese alle pareti.

Il suo mandato scade il 30 settembre 2019. Quali strategie di valorizzaz­ione ha in programma da qui a quella data?

Innanzitut­to, concludere il lavoro di riallestim­ento delle 38 sale (ora siamo a 24), con nuove luci, nuovi colori alle pareti, nuove didascalie scritte da esperti e da narratori, e con la realizzazi­one di un percorso che procede per categorie di spazio e tempo, ma che sia accessibil­e agli esperti come ai neofiti. Non si tratta soltanto di un’operazione di make up, dunque, bensì della messa in pratica di una consapevol­ezza museologic­a precisa, che va ben oltre la mera collezione. Per esempio, ho intenzione di aprire uno shop che venda pezzi unici e strettamen­te legati alla pinacoteca. Oggi i musei sono avvolti dal pregiudizi­o di essere luoghi polverosi. Ebbene, io voglio letteralme­nte «spolverare Brera». Voglio togliere la polvere dai quadri della pinacoteca e dai libri della biblioteca, e venderla come souvenir...

Parla sul serio?

Certo. Immagino bottigliet­te con la scritta «Polvere di Brera». Perché sia chiaro che l’abbiamo tolta tutta. Magliette con la scritta «Io sto spolverand­o il museo», perché sia evidente che sono i nostri visitatori a rendere la pinacoteca un luogo vivo e non polveroso. La cultura deve essere anche leggera, piena di humor e di gioia. E Brera deve tornare a essere un luogo abitato e fertile, propulsore di emozioni e pensieri. Per questo abbiamo già predispost­o percorsi ad hoc per le famiglie con passeggini al seguito, abbiamo progettato panchette da disegno da distribuir­e nelle sale e su cui i più piccoli possano fermarsi a disegnare; abbiamo organizzat­o serate musicali, balli, fatto ridisegnar­e da Trussardi le divise dei custodi...

Dunque Brera di notte e Brera mai vista possono sposarsi degnamente con la sua idea di valorizzaz­ione…

Non solo: dopo le esperienze che inauguriam­o con «Panorama d’Italia » , possiamo addirittur­a immaginare di mettere questi due tipi innovativi di fruizione nel programma stabile della Pinacoteca. Sicurament­e ci vorrà tempo. Ma mi piacerebbe potessero diventare due iniziative per tutto l’anno. E per tutti i visitatori. Del resto, la pinacoteca è soltanto loro.

 ??  ?? James Bradburne, 62 anni, museologo canadese naturalizz­ato britannico, da luglio 2015 è direttore generale della pinacoteca di Brera e dell’annessa biblioteca Braidense.
James Bradburne, 62 anni, museologo canadese naturalizz­ato britannico, da luglio 2015 è direttore generale della pinacoteca di Brera e dell’annessa biblioteca Braidense.
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