Il dribbling del presidente
IL FATTO L’ex attaccante del Milan e «Pallone d’oro 1995», George Weah, ha vinto il primo turno elettorale e andrà al ballottaggio, il 7 novembre, per diventare presidente della Liberia, lo Stato africano dov’è nato 51 anni fa. Lo scrittore Alessandro Leo
Iricordi più belli svaniscono con lo scorrere del tempo. Difficile afferrare i dettagli, gli odori, i rumori di fondo, le increspature dei volti. Però il gol che aveva segnato un pomeriggio di fine estate di molti anni fa lo ricordava perfettamente, come se lo avesse realizzato la settimana prima. Aveva preso il pallone nell’area di rigore della propria squadra, a pochi metri dal portiere che ne difendeva la porta, e si era lanciato in avanti come un bambino. Il prato era lieve, le gambe volavano leggere, mentre il brusio dello stadio diventava sempre più forte. All’incredulità per quello che stava facendo si era presto sostituita l’estasi. Sentì gridare il suo nome e allora prese ancora più velocità. Puntò un gruppo di tre avversari e li superò come una gazzella, girando su se stesso. Poi se ne trovò davanti ancora un altro e lo oltrepassò con un rapido guizzo. Ormai era solo davanti al portiere: lo fissò negli occhi e tirò freddamente sulla sua destra, facendo gonfiare la rete.
Pensava spesso a quel gol. Ci pensava insistentemente anche ora, mentre lo attendeva l’ultima sfida elettorale. Sarebbe diventato presidente del suo paese, fantasticò tra sé e sé. Il primo presidente-calciatore.
Si tolse gli occhiali e si massaggiò il naso, il suo corpo era ormai appesantito dal passare degli anni. Un’ampia fetta del suo popolo ragazzino non era ancora nata quando aveva segnato quel gol a San Siro. Eppure, nelle piazze in cui andava annunciando l’avvento di una nuova èra, acclamavano il suo nome proprio come quel pomeriggio sugli spalti.