7,2 MILIONI
Il futuro del fumo si scrive al primo piano di un lussuoso hotel nel centro di Manhattan, in una stanza tutta specchi, lampadari piccoli ma sfarzosi, moquette lieve immacolata. Sembrerebbe l’antipasto di un gran ballo, con gli invitati vestiti in maniera impeccabile che si scambiano sorrisi e strette di mano, invece stanno celebrando un’estrema unzione. La promessa del funerale di un prodotto che, paradossalmente, gode di ottima salute; che solo lo scorso anno (dati Euromonitor) è stato venduto in tutto il mondo in 5,5 trilioni di pezzi, generando 683 miliardi di dollari di fatturato. Un prodotto in cui convivono la forza dell’abitudine e la schiavitù spesso mortale di un vizio: la sigaretta.
Ci vorrà ancora qualche decina d’anni perché scompaia definitivamente da bocche, borse e scaffali, ma il suo destino sembra segnato: «Servirà il tempo di una generazione» ripetono come un mantra i suoi aguzzini, i suoi stessi produttori, assieme a rappresentanti dei governi, scienziati ed esperti di prim’ordine. Sono i partecipanti al «Global tobacco & nicotine forum», il più importante evento internazionale del settore. Tutti concordi nel voler trovare strade alternative a un oggetto che uccide 7,2 milioni di persone l’anno. Tutti convinti, anzi, di aver già individuato una soluzione con l’aiuto della tecnologia, che permette di ridurre la tossicità del tabacco, scaldandolo e non più bruciandolo all’interno di dispositivi alternativi molto sofisticati. Superiori ai non riuscitissimi esperimenti elettronici LE MORTI ANNUALI LEGATE AL FUMO, PIÙ DI QUANTO UCCIDANO L’AIDS, LA MALARIA E LA TUBERCOLOSI MESSE INSIEME