Sono ancora qui, con i miei capelli
Niccolò Fabi festeggia due decenni da cantautore. A Panorama racconta il suo successo (a partire dalla prima hit) e il suo «io» segreto. Quello che ancora si emoziona quando compone. «Che cosa mi regalerò per i miei cinquant’anni? Un po’ di tempo».
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Il 26 novembre al Palalottomatica di Roma festeggio vent’anni di musica. Per questo ho deciso di regalarmi un concerto speciale, meno raccolto e intimo del solito. Non ho mai festeggiato il mio compleanno, non mi piace stare al centro dell’attenzione. In fondo, credo di non essermi mai sposato principalmente per timidezza» racconta Niccolò Fabi, cantautore di una generazione d’artisti che prima di imbracciare la chitarra e impugnare la penna ha dovuto fare i conti con l’eredità dei giganti della canzone d’autore italiana. Da Fabrizio De André a Francesco De Gregori. Quando lei, Daniele Silvestri e Carmen Consoli vi siete affacciati sulla scena musicale non c’erano più pagine bianche da riempire. Negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta era già stato scritto e raccontato tutto. Anche a me sarebbe piaciuto cantare «Quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti», ma mi resi subito conto che quel tipo di poetica era già stato percorso. Per decenni il linguaggio delle canzoni è stato estremizzato: c’erano i classici brani d’amore e solo d’amore, e, sul versante opposto, la canzone impegnata e molto diretta che non si vergognava di fare nomi e cognomi. Io e gli artisti del mio tempo abbiamo dovuto imparare a muoverci tra le righe, contaminando la vena sociale-politica con quella esistenzialista e filosofica. Del suo lavoro lei sembra apprezzare maggiormente la parte artigianale e riservata, quella della composizione e dell’elaborazione dei brani. Per molti dei suoi colleghi, invece, il momento magico è l’esibizione, il contatto con il pubblico. Non si tratta di assenza di vanità, ma di una vanità diversa. Ovviamente mi fa piacere essere apprezzato e considerato un grande artista, ma per un fatto puramente caratteriale non mi gonfio di ego quando sono davanti a un pubblico. Il mio ego si amplifica quando, per esempio, sono a casa e sento di aver scritto qualcosa di bello. Ecco, questo mi gratifica molto.