Le banche italiane sono solide
Per il numero uno di Unicredit dopo il salvataggio di Mps e degli istituti veneti non esiste più rischio sistemico.
La ripresa dell’economia europea è «solida» e le banche italiane «non rappresentano più un rischio sistemico, ma sono pronte a finanziare le imprese». Ne è convinto Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit, il manager che lo scorso anno ha portato a casa l’aumento di capitale record da 13 miliardi, tutti sottoscritti dal mercato. Mustier ha fatto il punto sulla situazione economica italiana ed europea mentre presentava nei giorni scorsi ad Abu Dhabi la nuova filiale dell’Unicredit, che servirà da hub per l’intera regione Medio Oriente e Africa.
«Valutiamo positivamente quanto fatto dai regolatori europei e italiani e dal governo italiano per il sistema bancario» ha aggiunto il manager francese. «Oggi, dopo la soluzione per il Monte dei Paschi di Siena e per le banche venete, possiamo dire che non esiste più un rischio sistemico per il settore bancario nel nostro Paese».
A rafforzare l’ottimismo di Mustier sono arrivate le dichiarazioni di Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, che parlando degli Npl (Non performing loan, i crediti che i debitori non riescono più a ripagare) ha ricordato come fino a ora siano state realizzate in Italia operazioni per 50 miliardi di euro cui si aggiungeranno altri 30 miliardi da qui a fine anno. In questo modo il rapporto sofferenze-impieghi, grazie anche alla crescita del denominatore dei prestiti, scenderà «sotto il 10 per cento, prima di quanto stimavano un anno fa».
Ma ancora qualche ombra si allunga sulle banche, preoccupando gli investitori: entro marzo l’Ssm, il meccanismo unico di supervisione della Bce, deve mettere a punto nuove regole sugli accantonamenti a fronte dei crediti problematici. Il tema è delicato per gli istituti italiani, che raccolgono oltre un quarto degli 865 miliardi di euro di crediti deteriorati della zona euro. «Per quanto riguarda le proposte dell’Ssm» replica il numero uno di Unicredit, «io penso che una valutazione debba basarsi su una visione complessiva di quanto si muove nel contesto regolamentare. Non dobbiamo correre il rischio di guardare il singolo albero e perdere di vista la foresta. Ciò che è importante per le banche e per gli investitori è avere visibilità di dove sta andando il quadro regolamentare nel suo insieme». Del resto, per l’Unicredit il problema si è molto ridimensionato, avendo da poco venduto 18 miliardi di euro di Npl. A giorni, poi, dovrebbe essere definita la vendita di un altro pacchetto di crediti deteriorati da un miliardo di euro. (Guido Fontanelli) miliardi di euro i crediti inesigibili usciti dai bilanci bancari italiani.