CHE COSA SUCCEDERÀ
IL PARERE DI JORDI IBÁÑEZ Docente della Facoltà di Scienze umane all’Università Pompeu Fabra di Barcellona. La scelta di Rajoy di convocare elezioni in meno di due mesi ha sorpreso gli indipendentisti, che si aspettavano un intervento più lungo e incisivo. Ora dovranno elaborare una nuova strategia, ma se ci saranno errori di gestione da parte dei commissari inviati da Madrid le proteste inizieranno subito. Vanno considerati pure i catalani contrari all’indipendenza: mai a Barcellona si erano viste tante bandiere spagnole. Non credo che esista una soluzione in tempi brevi alla questione catalana. Una correzione delle competenze regionali è necessaria, ma complicata. L’ideale sarebbe un assetto federalista, ma al momento manca un leader politico capace di guidare un cambiamento che molte regioni, come l’Andalusia, non sono disposte ad accettare. Re Salman vuole migliorare l’immagine del regno e rilanciare l’economia che sta crollando. Nel 2015 alle donne è stato concesso il diritto di votare e candidarsi ai consigli locali. Ora il principe ereditario Mohammed ha pianificato riforme economiche e sociali. Permettendo alle donne di guidare, ridurrà le spese per gli autisti stranieri e consentirà alle saudite istruite di ottenere i posti di lavoro finora occupati dagli espatriati, che spedivano fuori dal regno gran parte dei loro guadagni. Il principe ha detto che vuole spostare il regno verso un Islam più moderato. L’osservazione è finalizzata a ridurre le critiche alla rigorosa versione wahabita dell’Islam sunnita e a trasformare nei prossimi anni l’Arabia Saudita un luogo più accogliente per investitori e visitatori. Si è molto scritto della corruzione brasiliana, ma poco di quella venezuelana. Il motivo è semplice. A Caracas la stampa è perseguitata dal regime, mentre in Brasile è libera. Lo stesso vale per i giudici e per la polizia, in Venezuela totalmente sottomessi al chavismo, in Brasile dotati invece di ampia autonomia. Confrontiamo per esempio lo scandalo della multinazionale verde-oro Odebrecht con quello della venezuelana Pdvsa. La prima ha ammesso tangenti per 349 milioni di dollari tra il 2005 e 2014. Nello stesso periodo, i pagamenti illeciti fatti ad alleati e politici chavisti dalla statale petrolifera di Maduro & co hanno superato gli 11 miliardi di dollari. A rivelarlo è stata un’inchiesta puntuale realizzata dal Parlamento di Caracas.