Autocritica di un magistrato perplesso
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Che cos’è la giustizia? Com’è possibile che giudici che hanno fatto gli stessi studi e ogni giorno fanno lo stesso lavoro applicando le stesse leggi, su uno stesso fatto e con le medesime prove arrivino a decisioni antitetiche: un’assoluzione di qua e una condanna di là? Almeno una volta nella vita, e in Italia forse più che altrove, ce lo siamo chiesti tutti. Una risposta cerca di darla Dieci lezioni sulla giustizia per cittadini curiosi e perplessi (Mondadori editore, 140 pagine, 14,50 euro), l’ultimo saggio di Francesco Caringella.
Barese, 52 anni, Caringella ha fatto l’ufficiale di marina e il commissario di polizia, poi è entrato in magistratura come pubblico ministero, a Milano, ai tempi di Mani pulite: fu lui, nel 1995, a firmare il primo mandato di cattura per Bettino Craxi e, scrive oggi nel libro, «quando nel gennaio 2000 seppi che era morto, mi chiesi se la mano della giustizia non fosse stata troppo dura contro un uomo che è parte della nostra storia».
Da tempo, Caringella ha lasciato il penale per la giustizia amministrativa: è presidente di sezione del Consiglio di Stato. Ha scritto decine di saggi di diritto; prima dell’estate è uscito il bestseller La corruzione spuzza, pubblicato con il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, e nel 2012 ha dato alle stampe perfino un romanzo. Probabilmente è stata proprio questa varietà di lavori a regalare a Caringella, rispetto a tanti suoi colleghi magistrati, una maggiore libertà di leggere la realtà, una più spiccata propensione all’onestà intellettuale. Perché non è facile trovare un giudice in attività disposto a parlare del suo lavoro o del suo ambiente con toni così critici.
Ed è raro trovare un magistrato capace di ammettere (come invece fa Caringella) che «la mano della giustizia levata sulla testa di un uomo è di per sé una punizione per il carico di Francesco Caringella, 52 anni, è autore del libro ansie e di paure che si addensano sull’imputato e sulla sua famiglia. È una pena infinita, a causa dei tempi biblici della giustizia e delle insanabili ferite prodotte dall’esposizione alla gogna». Davanti a quella pena infinita il magistrato medio, come il chirurgo medio davanti al sangue, resta insensibile, non ha dubbi; perché, come ammoniva Jean-Paul Sartre, «il giudice è un uomo che si fa Dio».
Il dubbio, invece, è il compagno di strada di Caringella che (diversamente da certe toghe da talk show) lo rende magistrato anomalo e interessante. Il dubbio che gli fa chiedere: «Sono giuste le sentenze che hanno deciso le vicende della politica in Italia e nel mondo? Sono giusti i verdetti che ogni giorno regolano i destini di uomini e donne?». Il dubbio che gli propone una risposta da avvocato: «In realtà tutte le sentenze sono giuste e sbagliate, visto che la verità che ogni decisione afferma è soggettiva, relativa, e quindi fallibile».
(Maurizio Tortorella) marittimi Grimaldi, che proprio a Napoli ha sede, ha deciso di finanziare con 440 mila euro la prima tranche di lavori. «Per dare un ulteriore contributo alla valorizzazione del patrimonio artistico della città» afferma Emanuele Grimaldi (nella foto), l’amministratore delegato del gruppo. Il cantiere aprirà a gennaio 2018 e interesserà il tetto e la facciata nord della chiesa.