CHE COSA SUCCEDERÀ
IL PARERE DI JAMES HAINESYOUNG Caporedattore del quotidiano libanese Daily Star. Nell’intervista del 12 novembre, Hariri non pareva certo a proprio agio. Molti sostenitori hanno espresso profondo scetticismo sul fatto che fosse un uomo libero. Ma non è ancora possibile sapere in che misura sia trattenuto in Arabia Saudita e perché tardi a rientrare. Nell’ultima settimana i sauditi hanno chiesto di chiudere con l’influenza dell’Iran e di Hezbollah in Libano e Hariri ha parlato di rafforzare la politica del governo in tal senso. La situazione però è calma: per il suo partito e gran parte del Paese resta il leader dei sunniti. Difficile capire se la sua vita sarebbe in serio pericolo se tornasse. Importanti le reazioni internazionali, come quella di Washington, che ha chiesto calma, stabilità e sostegno per Hariri. Penso che lo rivedremo nelle prossime settimane. Le manifestazioni per il giorno dell’indipendenza polacca hanno suscitato molta apprensione nella Ue. La marcia di Varsavia (con i suoi accesi toni nazionalisti) non è stata solo l’espressione della galassia della destra più estrema, ma è venuta incontro a larghi settori dell’opinione pubblica, che gradiscono le nette parole d’ordine della piazza su migranti e identità. Il caso polacco conferma le lacerazioni dell’Ue. In alcuni Stati centro-europei (Polonia e Ungheria) prevale la tendenza che mette apertamente in discussione le scelte di Bruxelles. Per Varsavia e Budapest, la questione dei rapporti con la Russia è molto più importante della gestione dell’instabilità nel Mediterraneo. Divergenze che si traducono in un’ulteriore spinta disgregatrice per l’Ue. Il processo è a porte chiuse. E ciò è già un elemento contro la trasparenza. Le organizzazioni per i diritti umani contestano inoltre che parte degli imputati sarebbe composta da famiglie (con donne e bambini) fatte prigioniere da Boko Haram, i cui capofamiglia sarebbero stati costretti a combattere. Boko Haram vuole ottenere soprattutto visibilità. E il terrorismo è lo strascico di una rivendicazione egemonica interna a Stati multicomunitari e multireligiosi. Il processo potrebbe influenzare quantomeno l’ulteriore reclutamento di Boko Haram. La previsione ottimistica è che il processo, se condotto con sufficiente equità, potrebbe aprire un percorso di riconciliazione nazionale. In caso contrario, invece, aprirebbe una spirale repressiva.