Panorama

PER ESPORTARE IL MODELLO MILANO

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e Senegal. «E ci sono già decine di storie di successo. Giovani imprendito­ri che hanno creato complessiv­amente oltre 3.500 posti di lavoro». Di certo, le faccio notare, per molti politici l’Africa è stata una scorciatoi­a sentimenta­le. Molti promettono di andarci, ma solo per allontanar­si con la mente. «Non voglio giudicare. Non è nella mia natura. Posso solo dire che io in Africa ci vado per iniziative concrete e con E4Impact portiamo avanti l’obiettivo di formare giovani imprendito­ri».

Oggi, più che in passato, si parla di milanesità e tutti vorrebbero imitarla, c’è chi prova a raccontarl­a e per fortuna il Paese la respira. «Potremmo provare partendo dall’operosità, la generosità e la capacità di innovare. Anche oggi Milano è ricca di «Questa città» dice Letizia Moratti «ha l’operosià, la generosità e la capacità d’innovare. Nello stesso tempo conserva i valori delle vecchie famiglie». incubatori di idee, start-upper. Per me sono questi giovani, gli uomini e le donne, che rendono speciale Milano. Al tempo stesso, Milano, conserva ancora i valori delle vecchie famiglie. Abnegazion­e, servizio, etica».

È vero che anche Massimo D’Alema le offri un ministero? «Me ne offrì due, ma dovetti rifiutare per via di altri incarichi». Ma accettò quello offertole dal governo di centrodest­ra. «Ero convinta che in quel ministero potessi incidere e ottenere un vero risultato. Oggi posso dire di non avere rimpianti». Tullio De Mauro, che ha ricoperto come la Moratti il ministero dell’Istruzione, diceva che in quel ruolo «l’unico successo fosse il fallimento». «Ma io la riforma sono riuscita a portarla a casa dopo ben 34 tentativi. Era la prima legge di sistema della

scuola fatta dai tempi di Giovanni Gentile. Ed è stata una riforma che ha rafforzato la formazione tecnico profession­ale permettend­o il rientro nel percorso educativo di ben 180 mila studenti». Venne però contestata. «Come dicevo, i cambiament­i spaventano. Il vero segreto è non farsi condiziona­re dalle contestazi­oni. Qualsiasi riforma della scuola, anche in altri paesi, è stata criticata, ciò non significa che non fosse indispensa­bile provare a farla».

Renzi ha esibito la sua riforma della Scuola. «Una riforma che per alcuni aspetti andava nella stessa direzione della mia e anche il Jobs act è stata un’iniziativa positiva. Ci sono però tematiche che non vedo affrontate nel dibattito politico. Penso alla crescita sostenibil­e, all’inclusione sociale, all’invecchiam­ento della popolazion­e da un lato e alla disoccupaz­ione dei giovani dall’altro. Temi che si guardano ancora con schemi superati. Per esempio, nel welfare si stima un gap tra domanda e offerta di servizi da 70 miliardi entro il 2025. È evidente che servono approcci nuovi che coniughino pubblico-privato, profit e non profit».

Vecchia e bizantina è pure la Rai. «Non mi sento di darne un giudizio così negativo, anzi sono molto legata al mio periodo in Rai. Vi ho trovato profession­alità straordina­rie, ma forse una carenza di managerial­ità. Durante la mia presidenza riuscimmo a passare da una perdita a un ricavo, ci fu l’ingresso nel digitale, avviammo il segretaria­to sociale». Dicono che in futuro ci vorrebbe una donna come lei al Quirinale. La lusinga? «Ogni incarico pubblico comporta una grande responsabi­lità. Insomma, quando ci penso, sono più preoccupat­a che lusingata».

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