Panorama

Nove prodotti in catalogo, ma tutti hanno i profumi della loro terra.

TARÌ, LA BIRRA AL SAPORE DI SICILIA

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Malto d’orzo, acqua, luppolo e lievito: prima piccoli esperiment­i casalinghi, poi, anche grazie al sodalizio con il cognato, il traguardo finale: la nascita del birrificio Tarì che più siciliano non si può. A cominciare dal nome, in omaggio alla storica e secolare moneta introdotta nell’isola durante la dominazion­e araba.

Nove tipi di birre a catalogo, ognuna con la sua storia, ma tutte con sapori e profumi che ricordano la Sicilia. Come Trisca, prodotta con grano locale, limoni e basilico; Qirat alle carrube; Bronzo vincitrice del premio «Birra dell’anno 2017».

«Mi sono avvicinato al mondo dei birrifici quando lavoravo a Pavia nel settore dell’automazion­e» racconta Luca Modica, fondatore dell’azienda. «Un mio collega stava per aprire un pub e nei fine settimana andavo a dargli una mano. Da lì non mi sono più fermato». Un lavoro scrupoloso di ricerca e selezione delle materie prime, quello svolto da Luca e dal cognato Fabio: «Controllia­mo la produzione dall’inizio alla fine per garantire la massima qualità». La tecnologia utilizzata è di ultimissim­a generazion­e e consente di monitorare il processo senza sprechi e rispettand­o l’ambiente. «Siamo profondame­nte legati al nostro territorio». Nel lavoro ci mettono grande passione e i numerosi premi ricevuti in questi anni confermano che la strada è quella giusta. Tanto che nel futuro di Tarì c’è anche l’estero: «Ci stiamo guardando intorno». Dove? Il riserbo, al momento, è totale.

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