Politici, magistrati e populisti: che mix
L’anomalia tutta italiana delle toghe militanti si è arricchita di un intero partito, il Movimento 5 stelle, che è ansioso di governare con le manette. Così si è sviluppata quella «repubblica giudiziaria» analizzata da Annalisa Chirico nel suo nuovo saggi
Quando in una società sorge un problema nuovo gli uomini trovano anche la parola per definirlo. In America la chiamano Juristocracy, giuristocrazia, e i suoi critici le contestano di usurpare il potere politico. In altri contesti si parla di giudicatura ovvero dittatura dei giudici. Dittatura perché a differenza della democrazia - confronto pubblico, aperto e decisioni prese col voto - le sentenze dei giudici sono autoritarie, le prende un pugno di uomini e le cala dall’alto. Oltretutto, scritte come sono in un linguaggio iper-tecnico, risultano incomprensibili ai destinatari, cioè ai cittadini.
Questo contesto fa da sfondo al brillante e ben documentato saggio di Annalisa Chirico, Fino a prova contraria, che ricostruisce la particolare anomalia italiana dei rapporti tra politica e magistratura. La storia comincia con Magistratura democratica e i giudici militanti, impegnati a interpretare il diritto a vantaggio dei deboli, cioè della classe operaia cioè del Pci, e arriva alla metastasi delle correnti - «cancro della magistratura» secondo Raffaele Cantone - che si spartiscono incarichi, promozioni, nomine. Tra di loro, ma anche in tutti i ministeri, a cominciare da quello della Giustizia. Secondo Luciano Violante in Italia si è costituita una «società giudiziaria» che applica «criteri di valutazione e metodi di confronto basati sulla centralità del diritto penale nella vita economica, sociale e politica della nazione». Il caso di Violante è interessante. Giudice militante di Md fino alla rottura con l’ambiguità di troppi colleghi davanti (Soljenitzin) L’ANALISI alle Brigate rosse, ufficiale di collegamento tra la sinistra politica e quella giudiziaria, oggi Violante contesta «l’espansione del giustizialismo di massa favorita dal lento ma progressivo ritiro dei partiti dalla società».
Nel vuoto - secondo Annalisa Chirico - si è sviluppata «la repubblica giudiziaria di cui fanno parte cittadini comuni, media, forze sociali e parlamentari. E un intero partito, i 5 Stelle» ansiosi di governare con le manette e i click. Contrastando l’idea che i più disparati problemi si risolvano con le pene, papa Francesco ha messo in guardia contro il «populismo penale», micidiale cocktail di media scandalistici, di politici senza scrupoli e «delle pulsioni di vendetta che serpeggiano nella società».
ll primo ad accorgersi del male oscuro inoculato nelle democrazie occidentali fu uno straniero che veniva da molto lontano, dal gelo e dagli orrori di una prigione siberiana. Finalmente libero di espatriare Alexander Soljenitzin, uno dei più grandi scrittori del ‘900, trascorse alcuni anni negli Usa. Prima di tornare in Russia si congedò con un memorabile discorso agli studenti di Harvard. Mi è tornato in mente leggendo la critica di Chirico al protagonismo giudiziario e il suo appello a risolvere molti conflitti in forme extra giudiziali: «Gli occidentali pensano di risolvere ogni conflitto appellandosi alla lettera della legge. Io ho vissuto tutta la mia vita sotto un regime comunista e posso dirvi che una società senza un sistema legale obiettivo è terribile. Ma una società basata solo sulla lettera della legge sprigiona un’atmosfera paralizzante di mediocrità spirituale ed è destinata a fallire».