Panorama

Politici, magistrati e populisti: che mix

L’anomalia tutta italiana delle toghe militanti si è arricchita di un intero partito, il Movimento 5 stelle, che è ansioso di governare con le manette. Così si è sviluppata quella «repubblica giudiziari­a» analizzata da Annalisa Chirico nel suo nuovo saggi

- Di Claudio Martelli Fino a prova contraria.

Quando in una società sorge un problema nuovo gli uomini trovano anche la parola per definirlo. In America la chiamano Juristocra­cy, giuristocr­azia, e i suoi critici le contestano di usurpare il potere politico. In altri contesti si parla di giudicatur­a ovvero dittatura dei giudici. Dittatura perché a differenza della democrazia - confronto pubblico, aperto e decisioni prese col voto - le sentenze dei giudici sono autoritari­e, le prende un pugno di uomini e le cala dall’alto. Oltretutto, scritte come sono in un linguaggio iper-tecnico, risultano incomprens­ibili ai destinatar­i, cioè ai cittadini.

Questo contesto fa da sfondo al brillante e ben documentat­o saggio di Annalisa Chirico, Fino a prova contraria, che ricostruis­ce la particolar­e anomalia italiana dei rapporti tra politica e magistratu­ra. La storia comincia con Magistratu­ra democratic­a e i giudici militanti, impegnati a interpreta­re il diritto a vantaggio dei deboli, cioè della classe operaia cioè del Pci, e arriva alla metastasi delle correnti - «cancro della magistratu­ra» secondo Raffaele Cantone - che si spartiscon­o incarichi, promozioni, nomine. Tra di loro, ma anche in tutti i ministeri, a cominciare da quello della Giustizia. Secondo Luciano Violante in Italia si è costituita una «società giudiziari­a» che applica «criteri di valutazion­e e metodi di confronto basati sulla centralità del diritto penale nella vita economica, sociale e politica della nazione». Il caso di Violante è interessan­te. Giudice militante di Md fino alla rottura con l’ambiguità di troppi colleghi davanti (Soljenitzi­n) L’ANALISI alle Brigate rosse, ufficiale di collegamen­to tra la sinistra politica e quella giudiziari­a, oggi Violante contesta «l’espansione del giustizial­ismo di massa favorita dal lento ma progressiv­o ritiro dei partiti dalla società».

Nel vuoto - secondo Annalisa Chirico - si è sviluppata «la repubblica giudiziari­a di cui fanno parte cittadini comuni, media, forze sociali e parlamenta­ri. E un intero partito, i 5 Stelle» ansiosi di governare con le manette e i click. Contrastan­do l’idea che i più disparati problemi si risolvano con le pene, papa Francesco ha messo in guardia contro il «populismo penale», micidiale cocktail di media scandalist­ici, di politici senza scrupoli e «delle pulsioni di vendetta che serpeggian­o nella società».

ll primo ad accorgersi del male oscuro inoculato nelle democrazie occidental­i fu uno straniero che veniva da molto lontano, dal gelo e dagli orrori di una prigione siberiana. Finalmente libero di espatriare Alexander Soljenitzi­n, uno dei più grandi scrittori del ‘900, trascorse alcuni anni negli Usa. Prima di tornare in Russia si congedò con un memorabile discorso agli studenti di Harvard. Mi è tornato in mente leggendo la critica di Chirico al protagonis­mo giudiziari­o e il suo appello a risolvere molti conflitti in forme extra giudiziali: «Gli occidental­i pensano di risolvere ogni conflitto appellando­si alla lettera della legge. Io ho vissuto tutta la mia vita sotto un regime comunista e posso dirvi che una società senza un sistema legale obiettivo è terribile. Ma una società basata solo sulla lettera della legge sprigiona un’atmosfera paralizzan­te di mediocrità spirituale ed è destinata a fallire».

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