Panorama

L’arabo che volle salvare la ragazza ebrea

A Berlino, Mohamed Helmy nascose dai nazisti la giovane Anna Boros. Per questo Israele l’ha proclamato «Giusto».

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Mohamed Helmy (1901-1982), musulmano, fu primario di nefrologia a Berlino. Sulla sua storia di opposizion­e al nazismo sta girando un docu-film. «

Della ragazza ebrea salvata avevo sentito dire qualcosa. Quando però andavo a Berlino a trovare mio zio, le domande le faceva lui, io mi limitavo ad ascoltare». Come tutti gli eroi veri, Mohamed Helmy non si vantava di aver protetto dalla deportazio­ne Anna Boros e i suoi familiari. A parlare per Helmy, 70 anni dopo, è il nipote Nasser Kotby, un distinto signore egiziano che passa con scioltezza dall’arabo al francese all’inglese. Nel 2013 Yad Vashem, l’ente israeliano per la memoria della Shoah, ha incluso Helmy nella sua lista di oltre 26 mila «Giusti fra le Nazioni» - coloro che abbiano salvato la vita anche a un solo ebreo durante lo sterminio nazista a rischio della propria incolumità. Il caso di Helmy è però unico perché l’ex primario di nefrologia all’ospedale Robert Koch di Berlino è il primo cittadino di un paese arabo a ricevere il riconoscim­ento. Nato nel 1901 a Khartoum, oggi Sudan, e cresciuto al Cairo, nel 1922 Helmy studia Medicina nella capitale tedesca, dove diventa un medico affermato e rispettato. «Nel 1947 mio zio scappa dall’est all’ovest con la complicità di un Qui sopra, Helmy (seduto al centro), nel suo ruolo di nefrologo a Berlino. conducente del metrò. Nella fuga si porta dietro il frac che mi ha poi regalato in occasione di una mia visita», ricorda Kotby, a Berlino in questi giorni per ritirare l’onorificen­za consegnata­gli dall’ambasciato­re di Israele. «Nella tasca ho trovato l’invito a una serata di gala all’ambasciata egiziana per festeggiar­e il compleanno di Re Farouk».

Era il 1938 e per Helmy i guai stavano solo per iniziare. In quanto «non ariano», il medico viene licenziato e arrestato per due volte. Liberato per motivi di salute, può tornare a lavorare ma non può più fregiarsi del titolo di dottore, né si può sposare con la fidanzata tedesca. Eppure, invece che tentare la fuga, nel 1941 Helmy decide di proteggere Anna Boros, una ragazza ebrea di 17 anni. Il medico la nasconde in una casetta di legno alla periferia di Berlino, le procura in moschea anche un finto certificat­o di matrimonio islamico e, quando occorre uscire, la presenta come «una cugina di Dresda». Finita la guerra, la giovane lascia la Germania per l’America ma non dimentiche­rà mai il suo protettore. Sia i figli di Anna sia Nasser Kotby frequenter­anno la casa berlinese di Helmy negli Anni Sessanta e ’70, senza mai incontrars­i. Il medico muore senza figli nel 1982. A Berlino Nasser Kotby e Carla e Fred Gutman, figli di Anna, si sono messi a disposizio­ne della regista israeliana Talya Finkel che sta girando un docufilm su Helmy e insieme sono tornati nei luoghi frequentat­i dal medico e dalla ragazza. Kotby e i Gutman sono i figli dello stesso eroe e concordano che la sua storia non riguarda solo il passato «ma è fonte di ispirazion­e per l’umanità».

(Daniel Mosseri - da Berlino)

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