Panorama

MODELLO LOMBARDO

E NEL 2018 ARRIVERANN­O 15 MILA CESTINI INTELLIGEN­TI

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Sulla Terra la distanza tra Milano e Roma non arriva a 600 chilometri, ma nel mondo dei rifiuti le due città sembrano venire da due pianeti lontani. Mentre la Capitale non prende neppure in esame la possibilit­à di costruire un termovalor­izzatore e passa da un’emergenza all’altra, a Milano non ci sono i cassonetti, solo l’1 per cento dei rifiuti finisce in discarica, il termovalor­izzatore genera calore per riscaldare oltre 30 mila abitazioni e può far fronte al consumo energetico annuo di oltre 147 mila famiglie e il prossimo anno esordirann­o i primi cestini intelligen­ti (15 mila entro il 2018): un un’innovazion­e innovazio che permetterà di controllar­e a distanza il livello di riempiment­o e così «personaliz­z «personaliz­zare» il servizio nelle diverse vie riducendo il traffico cittadino.

A occup occuparsi della gestione del ciclo dei rifiuti m milanesi (15.400 tonnellate alla settimana) s sono A2a Ambiente e Amsa, entrambe d del gruppo A2a (5 miliardi di fatturato). In linea con gli indirizzi dell’Unione europ europea, A2a ha una strategia basata sull’econ sull’economia circolare: prevenzion­e della pr produzione dei rifiuti, raccolta differ differenzi­ata spinta, recupero di mater materia ed energia, discarica zero. Un m modello che ha dato risultati: Mila Milano è stata la prima metropoli euro europea con oltre un milione di abi abitanti, insieme a Vienna, a supe perare la quota del 50 per cento nella raccolta (ora è al 54 per cento). E nei mesi scorsi una delegazion­e di New York è venuta a studiare le soluzioni adottate nel capoluogo lombardo nella raccolta della frazione umida e del verde: il servizio a Milano è basato sul sistema porta a porta per le 5 frazioni principali, cioè carta e cartone, vetro, umido, plastica e metalli, rifiuti indifferen­ziati. Come spiegano alla A2a, «il sistema porta a porta è esteso a tutta la città e permette di raccoglier­e quantità maggiori e di migliore qualità».

In sostanza, il successo del modello milanese

si poggia su tre pilastri: collaboraz­ione dei cittadini, attenzione al riciclo e la presenza di un termovalor­izzatore piazzato a nord-ovest della città in grado di trattare oltre 500 mila tonnellate all’anno e che trasforma in energia ciò che non è riciclabil­e (nel 2016 ha consentito di evitare l’emissione in atmosfera di 305 mila tonnellate di CO2 e il consumo di 87 mila tonnellate equivalent­i di petrolio).

Entro il 2021 A2a prevede di investire circa 700 milioni nei servizi ambientali puntando sullo sviluppo di impianti di recupero di materia (plastica e frazione umida) dopo aver inaugurato in Piemonte un impianto per il recupero del vetro che permette a una vetreria adiacente di produrre 230 milioni di bottiglie all’anno.

(G.F.)

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