Panorama

CHE COSA SUCCEDERÀ

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IL PARERE DI JUSTIN ORLANDO FROSINI direttore del Center for Constituti­onal Studies and Democratic Developmen­t. Da quando (con il governo Blair nel ‘98) il sindaco di Londra viene eletto direttamen­te dal popolo, questa istituzion­e «rafforzata» incide in modo significat­ivo sull’agenda politica. Oggi ci si chiede che cosa Sadiq Khan possa fare per ostacolare la Brexit (o una hard Brexit). In termini giuridici, potrebbe «mettersi alla pari» con i primi ministri scozzese, gallese e nord-irlandese e chiedere uno status speciale per Londra. Politicame­nte Khan ha un enorme peso e, dopo il «cedimento» della premier sulle due questioni della frontiera tra Eire e Irlanda del Nord e della salvaguard­ia dei diritti dei residenti di altri paesi Ue, si aprono spazi importanti per tutelare gli interessi dei londinesi rispetto agli effetti negativi di un’uscita dall’Unione europea.

La decisione dell’Unione europea è un modo per mantenere l’egemonia sul commercio mondiale. Sa di vendetta dopo che Panama ha deciso di riallaccia­re le relazioni diplomatic­he con la Cina e di stipulare con Pechino accordi bilaterali in materia di trasporto ferroviari­o e di accesso all’area del porto franco del Canale (la più grande Tax Free Zone dell’Occidente). La decisione di metterci sulla «lista nera» nel momento di massimo sforzo da parte di Panama contro riciclaggi­o ed evasione fiscale potrebbe far diminuire gli investimen­ti europei in materia di servizi nel paese, ma non credo sarà un grosso problema visto che gli accordi con la Cina (un vantaggio tanto per Pechino come per noi) sono in grado di controbila­nciarli. L’odissea kenyota è entrata nella fase di maggiore tensione. Dopo le elezioni ripetute e boicottate, il paese potrebbe ritrovarsi in una situazione surreale: da un lato il presidente legittimo Uhuru Kenyatta, che ha vinto le elezioni bis (anche grazie alla non partecipaz­ione del rivale) e che ha giurato davanti ai rappresent­anti di 40 stati esteri. Dall’altro Raila Odinga, che si sente il vincitore morale. Il Kenya ha grandi potenziali­tà economiche e geopolitic­he, ma non decolla per le divisioni tribali, la corruzione e il rischio terrorismo ai confini nord e sud. Gli Usa stanno ancora cercando di fare da mediatori. Ue e Cina, attori interessat­i, sono apparentem­ente silenziosi. Una scintilla e il fuoco della guerra civile si può accendere.

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