Panorama

Benedetta follia

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Nel prossimo film, Carlo Verdone è Guglielmo (sotto, il regista e attore in una foto di scena del set scattata in anteprima da Panorama), che ha un negozio di articoli religiosi e «alta moda» per vescovi e cardinali. Lasciato dalla moglie (Lucrezia Lante della Rovere), grazie alla commessa che lavora da lui (Ilenia Pastorelli) entrerà nel mondo degli incontri al buio tramite app. Per il vituoso ma poco pratico Guglielmo è una scoperta sentimenta­lmente disastrosa, tra partner che vogliono accalappia­re a tutti i costi l’anima gemella e infiniti equivoci comici. hai provate tutte e ti ritrovi come nel finale, che lei è stanca, non je va più de farlo strano e va a dormi’. E lui? Lui palleggia da solo nel soggiorno tra i divani e il televisore la plasma. Come nascono personaggi e battute dei suoi film? Non ho mai smesso di stare in mezzo alla gente, sono come una spugna che assorbe. Ancora oggi mi alzo presto e per strada mi fermano il fioraio egiziano che si chiama Magdi e ripete ogni santo giorno «lo vedi che la cosa è reciproca?», ricordando la Magda di Viaggi di Nozze. E poi il verduraio pakistano e quello del Bangladesh. Per il il futuro scordiamoc­i la Sora Lella, scordiamoc­i Mario Brega, quella è una Roma che non c’è più, i caratteris­ti saranno rumeni, cingalesi, albanesi. L’ultima Roma romantica l’ho raccontata io con il gruppetto degli amici di Oscar Pettinari in Troppo Forte. Bulli de periferia, ma non cattivi come quelli di adesso. Il suo film precedente si chiudeva con una pernacchia contro il politico corrotto. Prima delle ultime elezioni del sindaco di Roma ha postato la mitica scena di Gallo Cedrone: «’Sto fiume ce serve o nun ce serve?» con il candidato pronto ad asfaltare il Tevere. Sempre pessimista in politica? Moriremo di burocrazia, che blocca tutto, favorisce tanti piccoli potentati e porta dritti alla corruzione. Più viaggio e più rientro in Italia con il magone, questo Paese non riparte perché c’è troppa pressione fiscale e troppi pensionati con 460 euro al mese che alla sera mangiano la rosetta con il caffellatt­e. Alle prossime elezioni vincerà chi farà populismo su questi temi, il Paese si sposterà sempre più verso destra. E qui, con amarezza, vorrei dire agli uomini della sinistra che mi meraviglio di loro, non siamo così stupidi, la loro è una faida interna e alla fine l’elettorato presenterà il conto. Il risultato è che ci ritroviamo un’altra volta con Berlusconi. Comincio anche a pensare che ci siano un po’ troppi partiti. Ci vorrebbero tagli e decisioni forti, impopolari, ma non arriverann­o, troppa paura di perdere voti. Se le chiedesser­o di fare il sindaco di Roma... Me l’hanno già proposto, nel «dopo Alemanno». Sono venuti in sei qui a casa, no, non le dirò mai di quale schieramen­to, mi hanno spiegato che mi avrebbero fatto un corso accelerato, e mostrato un sondaggio sul mio nome, avevo il 41,3 per cento delle preferenze, ( mentre il 27,3 per cento lo voleva assessore alla Cultura. Il sondaggio è della syndacatio­n di siti e giornalist­i indipenden­ti Globalist.it, giugno 2012, ndr). Ho declinato nonostante le pressioni. Non è il mio lavoro. Facciamo finta che abbia accettato. Quali misure impopolari prenderebb­e subito? Riorganizz­azione totale dei mezzi pubblici che partono dalle periferie verso il centro, aree pedonali molto vaste, severità estrema con chi posteggia in doppia e terza fila. Ma prima di tutto costruirei garage sotterrane­i sul modello delle città europee fregandome­ne dei vincoli. Lo so che Roma appena scavi trovi ’na colonna, ma non è più importante riqualific­are le periferie? E infine, questa è la più impopolare: via i sampietrin­i, li voglio vedere solo nelle foto Alinari, non vanno più bene con il traffico di oggi, ti fratturano la schiena, ti invalidano. Dice: «Ce togli la poesia». Ma dove la vedi ’sta poesia? Il sampietrin­o è fatto per le carrozze. Che Italia sente di aver raccontato? Credo di aver intercetta­to l’anima, le debolezze e le fragilità della mia città e del Paese, ho cercato il dettaglio nelle persone più anonime e grigie, nei dimenticat­i e la gente si è riconosciu­ta. Non ho costruito eroi. E ho raccontato tanta solitudine. Siamo ancora più soli in piena epoca social, condannati a Lovit? Ma sì, prima c’era meno sospetto, sapevi che sotto casa trovavi sempre qualcuno con cui parlare. Quella di oggi è una solitudine nevrotica che sfocia facilmente nella depression­e e manco te ne accorgi. Ci illudiamo di non essere soli perché abbiamo centomila follower sul cellulare, in realtà sei sempre tu da solo con il tuo dito. L’Italia è una società depressa, guardi Roma, con questa illuminazi­one delle strade a led che esalta solo il buio, ’sti fuochi fatui che ci rappresent­ano in pieno nell’animo. Io reagisco con Benedetta follia, un inno all’amore, pieno di colori, humour e stravaganz­e. Mi pare che l’italiano, oggi aspiri soprattutt­o a questo, sentimento e leggerezza. E ’n po’ de luce…

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