Siamo news dipendenti? Che male c’è...
Tutti noi siamo un po’ drogati dalle notizie, afferma Danilo (e lui confessa di essere il primo): attirati dalla cronaca, ipnotizzati dagli approfondimenti. Poi, di fronte alla realtà, siamo sempre impreparati. Ma seguire le informazioni non è mai tempo s
Com’è strana la vita. Anche se stiamo attenti a non estraniarci dalla realtà che ci circonda, guardiamo continuamente le ultime notizie, ascoltiamo le analisi, ci sentiamo profondamente immersi nella quotidianità, pensiamo di essere pronti ad affrontare qualunque evenienza con la lucidità e il sangue freddo che ci contraddistingue, tanto (così pensiamo) ogni giorno i nostri occhi osservano disastri e tragedie. Eppure, quando una di queste tragedie ci colpisce da vicino, ci rendiamo conto di non essere assolutamente pronti a reagire, rimaniamo inebetiti, non troviamo parole, non troviamo motivazioni: semplicemente aspettiamo l’aiuto di qualcuno.
MI ACCUSANO DI STARE INCOLLATO ALLA TV. FORSE HANNO RAGIONE
A che cosa servono ore e ore trascorse davanti alla televisione per seguire da vicino la cronaca o le news online in tempo reale? Nel preciso istante in cui da spettatori della storia ne diventiamo attori, la realtà ci appare totalmente diversa, nuova. Non ci riconosciamo in nessuna delle immagini che hanno attraversato il nostro sguardo: semplicemente non sappiamo reagire. Ci sentiamo impotenti di fronte all’enormità dell’evento, ci osserviamo sforzandoci di capire che strada prendere, ne immaginiamo tante, ma non riusciamo a seguirne neanche una.
Quando ciò accade, io sono il primo a rimanere incollato allo schermo, determinato a non perdermi neanche un attimo degli ultimi avvenimenti, probabilmente per avere l’impressione di essere in contatto con il mon- do, deciso a sopportare stoicamente anche i rimproveri dei miei fratelli, che mi accusano di essere «news dipendente». E se avessero ragione? Penso che la «notizia» sia una droga di cui il cervello non può e non vuole privarsi: spesso non ne conosce neanche la motivazione, sa solo che ha bisogno di ulteriori notizie da elaborare.
Forse la motivazione va ricercata nella «dipendenza» da informazione, che scende sempre più nei particolari e che spesso si allontana dal fatto principale. Più particolari scopriamo, più ne vogliamo scoprire. Sempre più spesso mi ritrovo a riflettere sul valore dell’informazione in tempo reale, che ha fatto perdere terreno alla carta stampata, i cui tempi tecnici di produzione rendono vecchia la notizia nel momento stesso in cui viene impressa dalle rotative sul foglio. Penso che il tempo impiegato a scorrere con gli occhi, riga dopo riga, magari ritornando indietro e rileggendo gli approfondimenti sui fatti, non sia assolutamente sprecato: consente quella rielaborazione che permette di attivare la visione critica alla quale la velocità dell’informazione non lascia spazio. La notizia deve essere vista come un’occasione utile, come un input, uno strumento attraverso il quale si attiva il pensiero. Vedendo la notizia da diversi punti di vista, si ha la possibilità di elaborare un proprio pensiero, magari «divergente». L’importante però è non restare passivi.