L’Aquila modello di ricostruzione
Angelo Borrelli, capo della Protezione civile, fa il punto sul sisma in Centro Italia e parla delle precedenti esperienze. Assicura: «Il 93 per cento delle casette sarà consegnato entro gennaio, ma poi ci sono i lavori di urbanizzazione e le richieste dei
Meteo permettendo, in base alle nostre proiezioni, il 76 per cento delle Sae, Soluzioni abitative di emergenza, è stato consegnato entro fine dicembre, il 93 per cento entro gennaio e il restante in primavera. Poi ci sono alcuni ordini nelle Marche arrivati solo il 29 novembre. Quello che può richiedere più tempo semmai sono le urbanizzazioni. Bisogna anche tener conto che qualche Comune deve ancora individuare le aree». Angelo Borrelli, da circa cinque mesi capo della Protezione civile, fa il punto sui terremoto in Centro Italia. Meteo permettendo? Avete avuto tutta l’estate per completare i lavori. Sì, è vero. Ma molti interventi si stanno concentrando in questo periodo. Dall’inizio di dicembre a oggi siamo passati dal 30 al 45 per cento delle consegne. Credo che per le Sae riusciremo a rispettare gli obiettivi. Diverso è il discorso per le urbanizzazioni. Con la neve, l’acqua e il vento, è difficile mettere l’asfalto. Ma è accettabile un anno di ritardo? Non è un anno poiché bisogna andare a vedere sito per sito quando è partito l’ordine e in quali tempi si è conclusa la realizzazione. Mediamente sono otto mesi contro i sei che avevamo stimato. Molti ritardi sono stati causati dalle difficoltà legate alle caratteristiche del territorio e dalle richieste dei sindaci di varianti ai progetti. A L’Aquila il modello Bertolaso funzionò, ridusse i tempi. Non c’è un modello Bertolaso ma diverse soluzioni. Tuttavia l’esperienza dell’Aquila per noi rimane un punto di
riferimento, perché da ogni emergenza si deve imparare e migliorare. Lì si è scelto il Progetto C.A.S.E., con una gestione operativa diretta e accentrata, che prevedeva imponenti risorse tecniche acquisite nel settore privato e portate in una struttura pubblica che le governava. Sulle attività della Protezione civile non ci fu un solo procedimento penale per sprechi o turbativa d’asta. Laddove sono emersi dei difetti, come i balconi pericolanti, la magistratura accerterà se siano dipesi da limiti costruttivi o da cattiva manutenzione. Insomma, ogni vicenda va verificata singolarmente, senza buttar via il bambino con l’acqua sporca. Allora perché non replicare? Nonostante le tempistiche rispettate, ci furono aspre critiche e anche qualche strumentalizzazione. Da qui la scelta successiva di coinvolgere maggiormente il territorio. Inoltre per il terremoto del Centro Italia parliamo di un territorio più vasto, con criticità geofisiche notevoli. E poi non direi che i tempi sono stati così diversi. A L’Aquila la gara per il Progetto C.A.S.E. fu fatta a giugno e la prima consegna arrivava il 29 settembre. Le Sae sono cominciate ad arrivare dopo cinque mesi. Non è il momento di battezzare un modello di intervento unico? La fase del soccorso funziona. La mia idea per la seconda fase è: più tecnici nella gestione degli appalti, coinvolgendo il ministero delle Infrastrutture e il Genio militare; ampliare, con le gare preventive, la platea di fornitori delle Sae, riducendo i costi per i partecipanti. (Laura Della Pasqua)
Il soccorso funziona. Ma per la seconda fase servono più tecnici e l’ampliamento della platea di fornitori ANGELO BORRELLI 53 anni, a capo della Protezione civile da agosto del 2017.