Panorama

Ufficio complicazi­oni affari semplici

Si chiama «Analisi di impatto della regolazion­e» e dovrebbe evitare che la nostra vita venga ingolfata da leggi inutili. Ma il regolament­o approvato dal governo Gentiloni dimostra che l’Italia è un Paese fondato sulla burocrazia.

- di Serena Sileoni* * vicedirett­ore generale Istituto Bruno Leoni

Nel sesto canto del Paradiso, l’imperatore Giustinian­o si presenta a Dante come colui che dalle leggi tolse «il troppo e il vano». Non è certo per questo che il sommo poeta lo colloca nel cielo di Mercurio, tuttavia il fatto che l’imperatore si annunci prima di tutto come il padre della razionaliz­zazione del diritto romano è indice dell’importanza che già Dante percepiva dello sforzo compiuto in tal senso dall’imperatore.

L’essenziali­tà e la chiarezza delle regole costituisc­ono il primo passo per assicurare i cittadini dall’iniquità, dall’incertezza, dall’arbitrio e quindi dall’ingiustizi­a. Da ormai trenta anni la Corte costituzio­nale ha riconosciu­to in diritto penale - il diritto che più limita la libertà individual­e - l’esistenza dell’ignoranza inevitabil­e come scusante di una condotta penalmente rilevante (sent. 364/1988).

L’eccesso caotico di regolazion­e, insomma, è una sindrome ben nota, fin dai tempi remoti. «Ammassi di leggi» e «labirinti di giurisprud­enza» erano gli epiteti delle regole di diritto già dal XVIII secolo (Muratori).

Eppure, non è stata ancora trovata una cura risolutiva, forse perché non se ne vuole riconoscer­e l’eziologia.

Ci hanno provato, con sempre maggior insistenza, accademici - giuristi ma anche linguisti -, istituzion­i nazionali, europee e internazio­nali, come l’Ocse. Paradossal­mente, sembra che più gente si occupi di come ridurre e migliorare la legislazio­ne, più questa aumenti come pasta lievita nelle mani di chi la manipola.

Un ultimo esempio viene dal nuovo decreto sull’Analisi e la Valutazion­e di impatto della regolazion­e (Air e Vir), entrato in vigore alla fine del 2017.

L’analisi di impatto della regolazion­e è stata introdotta in Italia nel 1999 in via sperimenta­le, e poi nel 2005 in via definitiva, quando sotto il governo Berlusconi la cosiddetta taglia-leggi stabilì l’obbligo per il governo di accompagna­re i suoi atti con l’analisi dei loro effetti presunti, come strumento di contenimen­to della legislazio­ne. Una norma inutile può infatti essere ben più dannosa di una mancante.

Ridotto ai minimi termini, il nuovo regolament­o

approvato invece dal governo Gentiloni, prevede, in linea con il precedente: il coinvolgim­ento di ogni amministra­zione; il coinvolgim­ento del Dipartimen­to per gli affari giuridici e legislativ­i della presidenza del Consiglio (Dagl); l’approvazio­ne di una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri che indichi contenuto, metodi di analisi e modelli di utilizzare; l’apertura di una fase di istruttori­a sull’analisi costi/ benefici in capo a ogni amministra­zione; l’apertura di una sottofase di consultazi­one con le parti sociali; la conseguent­e redazione dell’Air secondo contenuti di impatto economico e regolativo predetermi­nati;

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