Potere intimo
Sotto il vestito è in corso una rivoluzione «femminista» con la lingerie che se ne frega degli uomini e della seduzione. Perché l’importante è piacere alle donne. Sempre più toste.
Posando per il marchio di lingerie Coco de mer, la cinquantenne Pamela Anderson ha sciorinato il suo manifesto sul pizzo femminista: «Amo l’intimo fatto da donne e per le donne. E se nessun maschio alla fine lo vedrà, sai che c’è, tanto meglio». Ecco fin dove s’è spinto l’uso politico e pasionario di bustini e guêpière, divenuti impalcatura per una concezione sensualmente autoriferita della donna, indipendente e sfrontata, malandrina e psicologicamente dominatrice, anche nel giocare alla vittima: «Per San Valentino, regalate al vostro uomo il completino sexy che ha sempre sognato di vedervi indosso» ha continuato la Anderson, lanciando l’insolita e conturbante categoria dell’autoregalo d’amore.
Alla vigilia del Salon international de la lingerie di Parigi e di Immagine Italia a Firenze (rispettivamente 20 gennaio e 3 febbraio), i due eventi di settore dove vengono lanciate le tendenze, il mondo dell’intimo sembra godere di una salute incredibile. I marchi son centinaia, da quelli esplicitamente da alcova come Maison close e Bordelle, a quelli più virginei quali l’emergente Gilda & pearl, che tra i bestseller propone una semplicissima mutandina completamente bianca, di seta satin, tenuta assieme da due laccetti annodati ai fianchi.
Ci sono poi le proposte delle celebrity, che cavalcano l’onda e implicitamente ricamano reggiseni e culotte coi valori ricavati dalle loro storie di donne arrivate e solide. C’è la modella Heidi Klum, che lancia un paio di boxer neri, di seta, dal taglio decisamente maschile. Come minimalisti sono i babydoll (un must di stagione) disegnati da Elle Macpherson per il marchio che porta
il suo nome e altrettanto sobrio è il body di velluto, coprente come il costume di una eroina Marvel, disegnato dall’attrice Megan Fox per Frederick’s of Hollywood. «Essere sexy grazie alla lingerie è un valore in sé, e a nessuna donna dovrebbe interessare il fatto d’essere notata o valorizzata per questo» ha detto Fox, accodandosi al grande urlo che s’alza dai paravento del mondo intero: «Io, lo faccio solo per me». Un rapporto tra pelle e autocoscienza promosso anche dalle scelte di comunicazione di alcuni brand, che provano a democratizzare l’autopercezione femminile sganciandola da schemi estetici irrealizzabili. L’ha fatto Missguided, che per la campagna «Make your mark» ha scelto per modelle alcune attiviste che si battono contro l’uso del fotoritocco nella moda.
Scelta simile a quella azzardata da Anine Bing, che ha certificato come «photoshop free» la campagna 2018, scattata con donne selezionate nel mondo della creatività e delle professioni. Ancora più sofisticata è stata la scelta di Intimissimi, che ha affidato al fotografo Mario Testino il compito di realizzare la campagna dello scorso giugno senza far vedere l’intimo: «Ho voluto carpire come si sentono le donne indossando l’intimo sotto ai loro vestiti» ha detto Testino. La succesiva, firmata da Rowan Papier con Irina Shayk, sembra pensata per educare le donne a creare un «vedo-non-vedo» elegante con gli abbinamenti giusti.
Intanto, le tendenze per il 2018 si delineano. L’ondata burlesque degli scorsi anni lascia il segno solo con qualche laccio bondage e qualche corsetto, ma il nero più autoaffermativo è stemperato dal ritorno del rosa e dei colori pastello, come dimostra il marchio osé ma romantico Love&Lemons. «Si diffonde il pizzo a vista e s’afferma il reggiseno senza ferretti e imbottiture» spiega Francesca Bortoluzzi, fondatrice dell’ecommerce Redvelvet.it. Mentre Alice Ceppi, titolare ventiseienne dello storico negozio Abbiati di Seregno (MI), sancisce «la fine del perizoma in favore della culotte e della mutandina brasiliana».
Da Parigi arriva il segnale che decreta l’ingresso ufficiale del mondo della lingerie in quello della moda con la «m» maiuscola: a settembre 2018 i principali marchi di intimo sfileranno per la prima volta durante la semaine francese. Ovunque, si impone il «su misura» per bustini, calze autoreggenti e reggiseni (su tutti, i marchi Cadolle e Empreinte). Del resto, le statistiche parlano chiaro: le donne usano sì la lingerie per affermarsi, ma l’85 per cento di loro non sa distinguere la misura della coppa dalla circonferenza del torace. E lottando per la propria indipendenza, lo fanno indossando regolarmente un reggiseno che starebbe meglio a un’altra.