TAP UNA TONNELLATA E MEZZA CHE FA LA DIFFERENZA
La riapertura di un’inchiesta archiviata un anno fa sulle autorizzazioni per la costruzione del tratto italiano del gasdotto Tap a Melendugno rischia di far tornare alla casella di partenza l’opera che dovrà contribuire a rendere l’Italia meno dipendente dalle fonti russe. Mettendo a rischio la data per l’inizio delle forniture, prevista per il 2020. E potrebbe addirittura riaprire la partita sulla localizzazione del terminale, che come da tempo sostiene il governatore pugliese Michele Emiliano, avrebbe più senso in un’area già industrializzata e meno sensibile dal punto di vista ambientale come quella a sud di Brindisi rispetto alle spiagge del Salento.
Dopo aver utilizzato qualsiasi cavillo per bloccare la realizzazione dell’approdo del Trans adriatic pipeline - il gasdotto che attraversando Turchia, Grecia e Albania porterà il gas dell’Azerbaijan in Italia - e dopo che Tar Lazio e Corte costituzionale avevano respinto i ricorsi della Regione, dallo scorso anno i lavori per la realizzazione del terminale di arrivo stanno procedendo a passo svelto, seppur tra le proteste di abitanti e sindaci PR dell’area.
Otto di questi, da Marco Potì di Melendugno ai primi cittadini di Vernole, Calimera, Castri di Lecce, Corigliano, Lizzanello, Martano e Zollino, a fine 2017 hanno denunciato alla Procura di Lecce che l’impianto manipolerà oltre 50 tonnellate di gas e per questo deve essere applicata la normativa Seveso sulla sicurezza (più severa) alla quale Tap non si è assoggettata perché ha dichiarato che il quantitativo massimo che verrà trattato è di 48,6 tonnellate. In base a questa autocertificazione, l’ex procuratore di Lecce Cataldo Motta aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta al gip Cinzia Vergine che la concesse lo scorso febbraio seppur raccomandandosi che «la prossimità del valore di 48,6 tonnellate, quantità massima potenzialmente presente nel Prt alla soglia delle 50 tonnellate che ne determinerebbe l’assoggettabilità alla disciplina di cui all’articolo 6 D.Lgs 334/99, consiglia dunque il rispetto sostanziale e non solo formale di tale valore massimo».
Proprio a febbraio, sostengono gli otto sindaci, quel terminale è stato modificato e nella stessa area è stato inserito anche il terminale Snam da dove partirà un secondo gasdotto di 55 km che lo collegherà alla rete nazionale. I due gasdotti, anche se distinti, per i sindaci vanno considerati insieme. Sulla base di questa denuncia, il nuovo procuratore Leonardo Leone de Castris e la pm Valeria Farina Valori hanno chiesto e ottenuto la riapertura dell’inchiesta con l’ipotesi di reato di truffa per il country manager di Tap Italia, Michele Mario Elia, la rappresentante legale Claudia Risso e il direttore generale delle Infrastrutture energetiche del ministero, Gilberto Dialuce. Adesso verrà nominata una commissione di esperti che entro sei mesi valuterà se quella soglia viene superata. Con il rischio di un lungo stop alla realizzazione dell’opera.
(Antonio Calitri)