Ema, le carte del pasticcio
Milano ricorre alla Corte dei conti Ue. Intanto l’Agenzia del farmaco scopre che Amsterdam non ha alloggi e scuole.
Una sede che non c’è, tempi che si allungano, costi che lievitano. E il caso Ema finisce anche davanti alla Corte dei conti europea. La denuncia, depositata mercoledì 21 febbraio dall’avvocato Francesco Sciaudone che rappresenta il Comune di Milano, chiede di fare luce sui maggiori costi del cambio di sede temporanea deciso da Amsterdam. Che, secondo stime in circolazione, sarebbero già il 34 per cento in più del preventivo iniziale.
Come noto, la capitale olandese è
diventata la nuova sede dell’Agenzia del farmaco europea, nonostante la vittoria di Milano ai primi due turni, solo grazie a un sorteggio giunto al termine di una procedura di voto molto discussa. Ma Amsterdam non aveva (e non avrà) una sede pronta per la data di trasferimento dell’Ema da Londra, a marzo 2019.
Proprio per iniziativa dell’Italia (sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi) è stato introdotto un rapporto tecnico per valutare il rispetto dei parametri richiesti da parte delle candidature. Così, insieme alla sede definitiva da costruire (il Vivaldi Building), il governo olandese aveva definito anche una soluzione provvisoria nella parte del dossier poi finita al centro delle polemiche in quanto «secretata». Salvo cambiare tutto dopo l’estrazione.
Amsterdam, però, non aveva fatto ispezionare neppure le strutture indicate in origine. Come confermato a Panorama da un portavoce della stessa Agenzia del farmaco europea, «la delegazione dell’Ema ha visionato solo il sito offerto per la nuova sede situato ad Amsterdam Zuidas, ma nessun edificio temporaneo». Di fatto, il team partito da Londra per misurare preventivamente la bontà delle candidature, a Milano ha esaminato il Pirellone, ad Amsterdam solo un terreno senza cantieri aperti. Come mai?
Peraltro, anche lo Spark Building ora prescelto lascia irrisolti i problemi. Il palazzo che dovrebbe ospitare lo staff da marzo 2019 a metà novembre (ma i lavori non sono ancora partiti) dispone di 12 mila metri quadrati rispetto ai 27 mila dell’odierno quartier generale a Canary Wharf e non è dotato di sala conferenze. Inoltre, è più distante (11,4 chilometri) dalla sede finale. Amsterdam propone di fare la spola per sfruttare il conference center che conta di avere, nel frattempo, pronto. Ma si ipotizza perfino il ricorso agli hotel. Un’ipotesi che allarma gli addetti ai lavori per il rischio spionaggio industriale. Ma non da meno, secondo Farmindustria, è la privacy dei dati dei pazienti. Senza contare le possibili emergenze di vigilanza, come il ritiro di un farmaco.
Che succede se l’Ema perde la sua continuità operativa? E chi si accolla il danno per un ritardo nell’autorizzazione di un medicinale, se scade un brevetto? C’è poi la spesa del secondo trasloco: chi la copre? Ciliegina sulla torta: nelle scuole internazionali della capitale mancano i posti per tutti i 648 figli dei dipendenti. E anche alloggi. Secondo il quotidiano DutchNews, Amsterdam pensa di incoraggiare le famiglie a trasferirsi nelle città vicine. Già pendolari prima di arrivare.
(Anna Maria Angelone)