Panorama

Tutti i vitigni portano al Prosecco

Ecco come i produttori delle bollicine del Nord est neutralizz­ano le quote imposte dalla Ue.

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Èguerra tra le vigne. Da una parte c’è il Veneto e il suo prosecco, dall’altra quasi tutte le regioni italiane, a partire da quelle del Mezzogiorn­o fino al Piemonte, che accusano il Nord est di «monopolio vitivinico­lo». In mezzo c’è la penuria di nuovi filari capaci di trasformar­si nelle bollicine venete che sono diventate un hit commercial­e sui mercati di tutto il mondo (lo scorso anno sono state prodotte 660 milioni di bottiglie). La voglia di nuove uve è strozzata dalle restrizion­i europee che consentono d’incrementa­re solo dell’1 per cento, cifra ridicola, le terre coltivate a vigna.

Per capire il divario tra domanda e offerta basta pensare che il Veneto vorrebbe impiantare 90 mila ettari di nuovi vigneti, mentre l’Europa ne consente solo 900. Come rimediare? Con una guerra tra viticoltor­i. Le norme Ue sono in parte contraddit­torie perché permettono di affittare in qualsiasi parte d’Italia terre vitate, anche di qualità ma di scarso successo commercial­e, di espiantarl­e dopo un anno e d’impiantare l’equivalent­e nel Nord est del prosecco. Questo meccanismo ha permesso al Veneto d’impiantare oltre 450 ettari di nuove

viti. In fin dei conti si tratta di un’operazione legale, che non aumenta la superficie vitata e aiuta a soddisfare un mercato che lo scorso anno valeva più di 1,3 miliardi di euro.

Questa operazione scontenta quei viticoltor­i che non producono prosecco. In molte regioni (soprattutt­o in Piemonte) si sono levate critiche severe. «L’affitto e il successivo abbandono di viti» spiega Fabrizio Mombrici, presidente del Consorzio della Barbera d’Asti «rischia d’impoverire il patrimonio di zone dalla secolare tradizione vitivinico­la». Preoccupaz­ioni anche sul fronte opposto. Nelle terre del prosecco non tutti gradiscono l’esplosione di produzione che rischia di vanificare l’innalzamen­to della qualità che i «signori delle bollicine» ne» ritengono indispensa­bile. «Noi invochiamo da anni una regolament­azione più severa» spiega ga Stefano Zanette, presidente del Consorzio del prosecco. «I miei associati rispettano norme me severe mentre chi affitta fuori regione per poi impiantare nuove vigne sulle nostre colline ne generalmen­te produce bottiglie che invadono no il mercato a prezzi molto concorrenz­iali».

( Gianni Pintus) us)

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