Gabbie di famiglia
Incastrati, con una parte da recitare. È quanto suggerisce l’ultimo film di Muccino. Vero? Panorama lo ha chiesto a una psicologa e a uno psicoterapeuta.
Per certi aspetti è il «solito Gabriele Muccino», cinico sulla coppia condannata a corna multiple e a lontananze emotive, spietato nelle dinamiche fra umani. A casa tutti bene, in questi giorni sugli schermi, ha però un elemento nuovo. Ed è il condizionamento dato dal ruolo famigliare, esplorato attraverso un campionario di varia umanità persa in se stessa: il Creativo, la Paziente, la Pecora nera, il Solido…
Veramente la famiglia è una gabbia? E qual è il dazio da pagare per interpretare un ruolo? Lo abbiamo chiesto a Paola De Nicola, sociologa della famiglia che ha fornito i profili dei vari soggetti in scena, riassunti in queste schede; e a Matteo Lancini, psicoterapeuta, sicuro che oggi si debba parlare di «famiglie», perché quella tradizionale si è schiantata contro la modernità: «C’è quella allargata, la monogenitoriale, la separata, la ricongiunta…Dentro tutte queste novità, si costruiscono nuove formule. Però, come in un qualsiasi gruppo, esistono dinamiche che tendono ad assegnare dei ruoli». A peggiorare la situazione c’è il condizionamento esterno. «Viviamo in una società competitiva. Bambini e ragazzi sono caricati dai genitori di aspettative di successo, di realizzazione di se stessi e persino di felicità. La famiglia di oggi è meno normata, più affettiva, ma si aspetta risultati. Lancini ricorda: «Spesso il disagio adolescenziale nasce dalla delusione dell’insuccesso. È difficile liberarsi dagli stereotipi. E si fa molta fatica a trovare un’identità autonoma». (Stefania Berbenni)
1 LA MADRE
«Un tempo centro di gravità, solida, formativa. Oggi entrambi i genitori sono spesso molto accudenti e poco capaci di esercitare la loro funzione educativa. Non si può dare per scontato di accettare i comportamenti dei figli. Dove sono le punizioni? Perché si deve essere “amici”? In certe situazioni poi la madre considera il figlio sua proprietà e primaria fonte di realizzazione».
2 IL PADRE
«In questi anni, lo sappiamo, c’è stata una bella evoluzione della figura paterna, non più unica fonte di reddito, né unico titolare della patria potestà. Gli uomini più sicuri di sé e della propria identità maschile non hanno nessuna difficoltà a condividere con la moglie la cura dei figli. Sono papà amorevoli e autorevoli (invece che autoritari). Coloro che sono meno sicuri, che hanno spesso bassi livelli di scolarizzazione e occupazione, si rivelano refrattari a un coinvolgimento. E sono padri assenti».
3 IL PRIMOGENITO
«Deve sviluppare lentamente la capacità di dividere l’affetto dei genitori con i nuovi arrivati. Il che prevede un livello di maturità maggiore dell’età. Spesso gli si chiede di essere di esempio per i fratelli più piccoli, compito faticoso. Crescendo, gli rimane l’idea di avere “la testa sulle spalle”. Ha uno spiccato senso del dovere».
4 IL TERZOGENITO
«All’ultimo arrivato si chiede pochissimo. I genitori si permettono di coccolarlo e viziarlo. Gli si perdona tutto. Con una ricaduta evidente: assecondandolo, rimane spesso un eterno bambino, incapace di assumere ruoli di responsabilità. A meno che lotti per avere un riconoscimento di ruolo più autonomo e adulto».
5 Il SECONDOGENITO
«Arrivando per secondo, deve crearsi uno spazio, inserirsi dolcemente nella struttura già data. Deve fare in modo di essere amato e di avere attenzione, spesso funziona da mediatore, è più portato a un tipo di “opportunismo”. Il che lo forma, da adulto, a gestire al meglio le relazioni».
6 GENERO/NUORA
«I “nuovi arrivati” si inseriscono nella famiglia di oggi con modalità diverse che in passato. Non si vive più nella stessa casa dei suoceri, si ha una propria autonomia. Non sono caricati di un ruolo istituzionale fisso, perché tutti sanno che ogni matrimonio può finire velocemente. La nuora un tempo chiamava “mamma” la suocera, ora si danno del lei o si rivolgono per nome. L’etichetta è appiccicata per quanto tempo?».
7 IL FIGLIO UNICO
Quasi il 50 per cento delle famiglie italiane ha un solo figlio. Che diventa il risultato di un fortissimo investimento soprattutto da parte della madre. Lo si vuole perfetto. È iperprotetto, messo al riparo da tutte le sfide critiche. La conseguenza? Un fortissimo ego. Il figlio unico si sente e si vive al centro del mondo. Da adulto tende a voler realizzare i suoi desideri prima di tutto».
8 L’EX
«Se hanno figli, gli ex sono presenti giocoforza, anche se uno dei due coniugi si è creato una nuova realtà. Se la separazione è stata tranquilla, si può pensare a una “famiglia allargata” o a una frequentazione pacifica. Se invece è stata conflittuale, spesso rimane una spina nel fianco con strascichi pesanti. Conta molto quanto si sta attenti ai bambini».