Panorama

Milano al Lazio»

per il centrodest­ra. E ricorda quando Grasso lo accusò ingiustame­nte di essere un truffatore.

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prendo soltanto il merito di averli motivati con un approccio nuovo.

E qual è, in sintesi?

Combattere il declino zingaretti­ano su sanità, rifiuti e infrastrut­ture per esaltare la meraviglia dell’essere cittadini di Roma e del Lazio.

Contro di lei corre pure Roberta Lombardi dei 5 Stelle.

Con la vittoria di Virginia Raggi a Roma c’è stata una sopravvalu­tazione del M5S: se fossimo andati uniti, avremmo vinto noi.

E Sergio Pirozzi? Il sindaco di Amatrice, un uomo di destra, può toglierle voti decisivi. I suoi sostenitor­i dicono addirittur­a che è un candidato-disturbato­re del Pd.

Sono convinto che l’elettorato di centrodest­ra voterà per noi e non favorirà Zingaretti in nessun modo.

A Milano, nel 2016, la situazione era più o meno simile. Lei corse da sindaco in condizioni difficilis­sime e ottenne un risultato eccellente. Tuttavia non bastò per battere Beppe Sala al ballottagg­io.

Ma io quella la considero comunque una vittoria. Le vicende vanno contestual­izzate. Nel 2016 il centrodest­ra era fragile e diviso. Con la mia candidatur­a unitaria è partita la riscossa sui 5 Stelle e sul centrosini­stra di Matteo Renzi. Il 4 marzo ne raccoglier­emo i frutti, con la vittoria del centrodest­ra alle Politiche, oltre che nella Regione Lazio.

Lei è un ottimista.

Sono un realista che getta il cuore oltre l’ostacolo. E i fatti mi danno ragione. Così sono riuscito a lavorare ai più alti livelli e a creare reddito, benessere e occupazion­e per gli altri. Adesso è arrivato il momento di mettere le mie competenze direttamen­te al servizio del bene pubblico.

Indirettam­ente, è già successo. Negli anni Ottanta lei ha ricoperto molti ruoli di responsabi­lità tra la Farnesina, il ministero del Lavoro e Palazzo Chigi. E nel 1992, a 36 anni, è a capo del dipartimen­to per gli Affari economici della presidenza del Consiglio, con Giuliano Amato premier. Cioè del governo che ha salvato i conti del Paese, anche con misure altamente impopolari. Nessuno, o quasi, credeva che ce l’avreste fatta.

Non solo. In quei mesi stava esplodendo tangentopo­li, e tutto fu maledettam­ente difficile. Però, appunto, gettammo il cuore oltre l’ostacolo e l’Italia evitò il baratro.

Dal 1997 lavora come city manager a Milano con il sindaco Gabriele Albertini.

Pure lì: la città faticava a uscire dalle ricadute di Mani pulite. Ecco, se Milano oggi è quello che è, si deve al colpo d’ala di quegli anni: servì a farla uscire dalla depression­e posttangen­topoli.

Di lei si ricorda anche una sgradevole battaglia giudiziari­a, cominciata nel 2010, mentre era a Fastweb.

Fu un gravissimo errore giudiziari­o. Fui costretto ad autosospen­dermi per evitare il commissari­amento della società. Pietro Grasso, allora magistrato, andò in tv a dire che era stata scoperchia­ta la più grande truffa Iva della storia.

Com’è finita?

Sarebbero bastate tre settimane, per archiviare la mia posizione, invece trascorser­o tre anni. Ovviamente, nulla era vero, i pm si erano sbagliati. Ma Grasso è diventato un leader politico. Ecco, pensiamo davvero di cambiarla così l’Italia?

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