MA COSÌ I CONTI NON TORNERANNO MAI
Diciamoci la verità. La decrescita felice di Serge Latouche contestando il Pil come indicatore standard economico internazionale può essere anche solo colore, per attirare ai Cinque Stelle frange di voto ostile a imprese e mercati. Ma è il programma economico del Movimento in quanto tale, a rappresentare un bel problema prima ancora di fare filosofia economica. È un singolare mix creativo insieme di paternalismo e statalismo di Stato, vedi reddito di cittadinanza e nazionalizzazioni, più deficit e insieme promesse irreali di tagli di spesa, abbattimenti velleitari di detrazioni e deduzioni ma superamento della legge Fornero, col ritorno a quota 100 per la pensione a 60 anni, nonché impossibili obiettivi energetici (stop al 2050 a ogni combustibile fossile) e maxi aiuti alle famiglie. Una valutazione approssimativa della stima dei costi e delle coperture dei 20 punti depositati dai Cinque Stelle al ministero dell’Interno l’ha fatta il professor Roberto Perotti, e il risultato è sconfortante. Contestato naturalmente dai Cinque Stelle, ma in realtà molto accurato. La somma dei costi è di 78,5 miliardi secondo i Cinque Stelle, con 62,5 miliardi di maggiori spese e 16 miliardi di minori tasse. Le coperture indicate dal Movimento sono stimate in 79 miliardi, 39 di minori spese e 40 miliardi di nuove entrate. Ergo per i grillini il loro programma produce addirittura un lieve avanzo. Perotti però ha esaminato una per una le misure da loro proposte, bilancio dello Stato alla mano. E stima invece i costi in 108 miliardi, 80 di maggiori spese e 28 di minori tasse. E le coperture vere le riduce a 45 miliardi, 25 di minori spese e 20 da maggiori tasse. Ergo per Perotti altro che l’avanzo vantato dai pentastellati, il saldo netto da finanziare sarebbe di 63 miliardi di euro. Una maniera non dichiarata per perseguire davvero la decrescita. Infelice, però.