Panorama

MA COSÌ I CONTI NON TORNERANNO MAI

- di Oscar Giannino

Diciamoci la verità. La decrescita felice di Serge Latouche contestand­o il Pil come indicatore standard economico internazio­nale può essere anche solo colore, per attirare ai Cinque Stelle frange di voto ostile a imprese e mercati. Ma è il programma economico del Movimento in quanto tale, a rappresent­are un bel problema prima ancora di fare filosofia economica. È un singolare mix creativo insieme di paternalis­mo e statalismo di Stato, vedi reddito di cittadinan­za e nazionaliz­zazioni, più deficit e insieme promesse irreali di tagli di spesa, abbattimen­ti velleitari di detrazioni e deduzioni ma superament­o della legge Fornero, col ritorno a quota 100 per la pensione a 60 anni, nonché impossibil­i obiettivi energetici (stop al 2050 a ogni combustibi­le fossile) e maxi aiuti alle famiglie. Una valutazion­e approssima­tiva della stima dei costi e delle coperture dei 20 punti depositati dai Cinque Stelle al ministero dell’Interno l’ha fatta il professor Roberto Perotti, e il risultato è sconfortan­te. Contestato naturalmen­te dai Cinque Stelle, ma in realtà molto accurato. La somma dei costi è di 78,5 miliardi secondo i Cinque Stelle, con 62,5 miliardi di maggiori spese e 16 miliardi di minori tasse. Le coperture indicate dal Movimento sono stimate in 79 miliardi, 39 di minori spese e 40 miliardi di nuove entrate. Ergo per i grillini il loro programma produce addirittur­a un lieve avanzo. Perotti però ha esaminato una per una le misure da loro proposte, bilancio dello Stato alla mano. E stima invece i costi in 108 miliardi, 80 di maggiori spese e 28 di minori tasse. E le coperture vere le riduce a 45 miliardi, 25 di minori spese e 20 da maggiori tasse. Ergo per Perotti altro che l’avanzo vantato dai pentastell­ati, il saldo netto da finanziare sarebbe di 63 miliardi di euro. Una maniera non dichiarata per perseguire davvero la decrescita. Infelice, però.

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