Panorama

LE MOLTE VITE (E OPERE) DI ETTORE SOTTSASS

- Per qualcuno può

giorno. Quando è tornato in Italia è venuto ad abitare da me. Aveva preso un grande sacco nero della spazzatura per raccoglier­e pochi abiti nella vecchia casa. Così abbiamo cominciato la nostra vita insieme. Eugenio Montale, in una sua poesia, immaginava che l’amore potesse continuare con un fischio: “Avevamo studiato per l’al di là/ un fischio, un segno di riconoscim­ento...”. So che anche lei ha scritto poesie. Me ne mostri una scritta per Ettore che gli piacesse... “Sarò il tuo menestrell­o/ sull’acqua del tuo fiume...”. Oggi di Ettore stringo le giacche. Mi piace indossarle. Le sceglieva lei? Qualche volta sì. Erano piccoli regali. Sottsass, ha disegnato anche gioielli. Ne conserva? Quelli disegnati negli anni ‘60 sono nella collezione del Centre Pompidou. Suo è l’orologio che porto al polso. Ma più dei gioielli mi sono cari i disegni e i biglietti che ci scambiavam­o. Centinaia. Pezzi di carta. Che biglietti erano? Affettuosi­tà, saluti, annotazion­i. Ci scrivevamo sempre. Era il nostro modo di salutarci quando uscivamo di casa per andare al lavoro o per spese. Ha sempre scritto a stampatell­o? Preferiva scrivere a stampatell­o perché pochi in corsivo sarebbero riusciti a leggerlo. Ma era anche un modo per ripensare quello che aveva scritto. La sua scrittura era difficile da leggere. Forse scriveva a stampatell­o perché aveva molte emozioni dentro e aveva bisogno di un ordine fuori. Oggi i suoi libri sono editi da Adelphi. Alcuni sono già raccolti in volume con il titolo essere lo spazio. Altri usciranno con il secondo volume il prossimo anno. Ai giovani piace ancora la sua irregolari­tà e infatti ne rileggono i testi che erano già veloci come un tweet ma pieni di pensiero. Architetto, designer, fotografo, scrittore: Ettore Sottsass è stato un artista poliedrico. Nato a Innsbruck nel 1917, ha vissuto a Torino, dove si è laureato, a poi a Milano, dove ha svolto gran parte della sua attività. Amico del pittore astratto Luigi Spazzapan, che più volte ha definito «suo maestro», ha lavorato anche per Olivetti. Sua è la celebre macchina da scrivere «Valentine» progettata nel 1968 e oggi esposta al Moma di New York (nella foto a destra). Nel 1981 ha fondato il collettivo di artisti e designer «Memphis». È stato sposato con la scrittrice Fernanda Pivano (con cui ha condiviso le amicizie nell’ambiente della beat generation) e con la giornalist­a e scrittrice Barbara Radice (con lui nella foto in alto). Insieme a quest’ultima ha fondato la rivista di architettu­ra e design Terrazzo. Si è spento a Milano il 31 dicembre del 2007. Le icone di un maestro. Nella pagina a fianco. ( Lampada da tavolo «Tahiti», 1981, Collezione Memphis Milano. ( Sedia per ufficio, Olivetti, 1972. ( 3) Macchina da scrivere portatile «Valentine», Olivetti, 1969.

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